È scattata l’ora dei sospetti. L’accordo di maggioranza sulle presidenze di commissione, che in fondo accordo non è stato mai, è naufragato al primo impatto con la realtà delle decisioni.
Dopo un mese di riunioni tra i capigruppo, oltre 70 ore di colloqui, contatti tra i capi partito Pd, M5s, Italia Viva e Leu, alla prova dei fatti la maggioranza è andata in ordine sparso tra ripicche e veleni. Due commissioni del Senato, Agricoltura e Giustizia, sono rimaste in mano alla Lega.
"E’ la conferma - ha gioco facile Matteo Salvini - che la maggioranza è in frantumi". Gli occhi sono puntati sui 5Stelle che per tutto il giorno si sono ribellati all’intesa di massima raggiunta dai capigruppo e lo avrebbero certificato votando in maniera difforme rispetto alle indicazioni. Votando quindi con gli ex colleghi di governo leghisti e ribellandosi all’accordo raggiunto con il Pd: "Stiamo cedendo tutto a loro".
Per evitare che lo stesso schema si ripetesse alla Camera i vertici grillini hanno cacciato in extremis dieci deputati dalla commissione Finanze, tutti coloro che nel segreto dell’urna si sarebbero po- tuti ribellati alla scelta di eleggere il renziano Luigi Marattin.
Nel Movimento scoppia il caos contro il direttivo: "L’unico trasferimento forzoso dei deputati da una commissione all’altra per ragioni di voti era sta- to quello ignominioso del governo Renzi nel 2015 per l’Italicum", strillano i pentastellati contro i vertici che ora minacciano di sfiduciare.
Tutto inizia a Palazzo Madama. In commissione Agricoltura del Senato è stato riconfermato il leghista Gianpaolo Vallardi, che ha affondato il pentastellato designato Pietro Lorefice. La votazione è finita 12 a 10 ma sulla carta il centrodestra aveva a disposizione solo dieci voti. Ciò significa che due voti della maggioranza sono andati al candidato leghista.
Fonti di maggioranza parlano di "agguato autoprocurato dal Movimento", ma nel segreto dell’urna non è dato saperlo. Altre fonti sostengono che abbiano giocato un ruolo de- terminante i tre senatori del gruppo Misto.
Di certo per tutto il giorno i parlamentari grillini con tanto di mail hanno lanciato segnali di scontento nei riguardi dei vertici e di chi ha gestito la trattativa. Per esempio i deputati del- la commissione Finanze della Camera si sono rifiutano di votare il renziano Luigi Marattin al grido di "vogliamo almeno una commissione economica di Montecitorio". A stretto giro sono stati rimossi. Nella commissione Esteri i deputati grillini hanno espresso il loro "unanime dissenso" sull’accordo che prevede la cessione della presidenza. In commissione Giustizia alla Camera è stato eletto Cateno Vitiello di Italia Viva, ma la presidenza era destinata ai 5Stelle. Ecco la ripicca e il grillino non ce la fa. Vitiello comunque si dimette e dice ‘no’ ai giochetti tra M5s e Pd.
Non va meglio nella com- missione Giustizia del Se- nato. Qui doveva essere eletto Pietro Grasso di Leu e invece è stato conferma- to il leghista uscente An- drea Ostellari.
Per questa ragione il mi- nistro della Salute Rober- to Speranza ha lasciato il Consiglio dei ministri in segno di protesta. Anche in questo caso gli occhi della maggioranza sono puntati sui 5Stelle in preda ai mal di pancia.
Sotto accusa sono finiti i vertici e c’è chi invoca le dimissioni di Vito Crimi e dei capigruppo: "Almeno con Di Maio queste cose non succedevano".