"Il processo a Salvini? No, ai pieni poteri". Il Senato consegna il leader della Lega ai magistrati. Salvini, accusato di sequestro alla persona potrebbe rischiare 15 anni e dire addio alla politica. Si scatena un altro putiferio in Parlamento per questa decisione che divide ancora una volta destra e sinistra. Qualche esponente di spicco commenta: "Ci voleva pure questa grana per creare caos e confusione". Significa che il Senato ha sbagliato? "Assolutamente no, la democrazia vuol dire questo. Però è fuor di dubbio che il caso creerà un nuovo braccio di ferro di cui l’Italia non ha proprio bisogno".Molti ritengono (forse a ragione) che non si è voluto colpire solo Salvini, ma quello che rappresentano i pieni poteri. Riflettiamo andando a ritroso nel tempo. La discesa del leader del Carroccio iniziò quando in una spiaggia della Romagna invocò appunto i pieni poteri. Vuol dire fare un passo indietro e ripercorrere un periodo storico ormai tramontato? Può darsi. Fatto sta che da quel momento in poi i sondaggi non hanno più dato ragione al "capitano".
Arriviamo ai giorni nostri. Che cosa si rimprovera da più parti al presidente del Consiglio? Di voler essere un uomo solo al comando con i suoi decreti che bypassano finanche il Parlamento. Storcono la bocca non solo l’opposizione (il che sarebbe naturale), ma anche diversi esponenti della maggioranza, Che non vedono di buon occhio (eufemismo) quanto vorrebbe fare il premier Conte. L’ultima occasione riguarda l’emergenza nel nostro Paese. In un primo momento Palazzo Chigi la voleva protrarre fino al 31 dicembre. Poi è stato costretto dalle critiche a ridimensionare il suo pensiero e a trovare un punto d’incontro: quello del 31 ottobre. Che cosa ha significato questo episodio se non un violento no a chi tentava di governare da solo? Due accadimenti che hanno un unico denominatore comune: In democrazia si decide in tanti e chi può volere il contrario rischia di fare una brutta fine. La stessa che ridimensiona Salvini, il quale credeva di avere gran parte della gente in suo favore. Il Parlamento lo ha colpito e affondato.
Per colpa di Renzi, come dicono gli esponenti della destra? Certo, le dichiarazioni del leader di Italia Viva hanno praticamente messo fuori combattimento Salvini. "È un voltagabbana", ripetono a destra. "Ha cambiato parere in corso d’opera affermando che quello che aveva fatto Salvini non era un atto di interesse pubblico". Ed ecco partire la freccia velenosa: "Con il suo partito, l’ex premier ha poche chances di poter rientrare nel giro. Così va in cerca di poltrone. Scopo che non ha raggiunto nelle recentissime elezioni per i presidenti di commissione. Può darsi che abbia avuto guai in famiglia. Rd allora cerca in tutti i modi di accaparrarsi qualche poltrona per zittire i suoi amici più delusi". Sono opinioni e come tali vanno prese per dovere di cronaca, ma quanto ci sia di vero in queste parole è tutto da dimostrare.
La realtà è che anche i 5Stelle non hanno gradito le bocciature in Parlamento. È vero che i panni sporchi si lavano in famiglia, ma questo non impedisce a Paola Taverna di esternare una frase poco rassicurante per i "padroni del vapore". "Si convochi subito un vertice e poi si vada subito al Congresso". La decisione del Senato ha fatto sbandare Salvini? Figurarsi! Non ha battuto ciglio. Anzi, si è messo in testa un cappello della guardia costiera ed ha esclamato nell’aula di Palazzo Madama: "Il vero tribunale è quello del popolo. Io tornerò al governo e rifarò le stesse cose". In questo guazzabuglio politico che cosa su debbono aspettare gli italiani?