Gente d'Italia

Conte e Di Maio, la spartizione: mettono persone loro ai vertici

La spartizione. Tranquilli, non siamo qui a riproporre il titolo di un famoso romanzo di Piero Chiara, lo scrittore del lago. La spartizione è il titolo dell’ennesima auto attribuzione a cui hanno dato vita personaggi attualmente gestori del potere politico in Italia. Il motto è questo: se c’è qualcosa da prendere, dividiamocelo in parti uguali, una a te, l’altra a me. Se sei d’accordo, facciamo così, alla faccia chi non ha il privilegio del ponte di comando. Il premier Conte e il ministro Di Maio si dividono in vertici in Agcom e Anac. La formula è politicamente collaudata, ma non corretta. Uno a Conte, uno a Di Maio, e chi se ne frega dell’opposizione e delle aspettative magari di chi è al governo con loro. Giuseppe Busia piace al premier, tocca a lui la guida dell’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione. Sarà il successore del magistrato Raffaele Cantone. Fratello della giornalista Carmen, a lungo volto noto e apprezzato della Rai in televisione, Giacomo Lasorella sale sul trono di Agcom. L’attuale vice segretario generale della Camera è persona molto gradita al ministro Luigi Di Maio. Effettuata la spartizione, quindi tutti felici e contenti. Il premier Conte, il ministro, il Movimento Cinque Stelle. Gli uomini giusti ai posti giusti, Busia e Lasorella? Intanto, il primo nome non è il magistrato che ci aspettava alla cloche dell’Anac. Un biennio di retroscena lo raccontano attirato e un po’ anche prigioniero dei palazzi. Busia alla constante ricerca della migliore collocazione. Giuseppe Conte l’ha fortemente voluto a Palazzo Chigi come segretario generale nel 2018. Tentativo poi fallito in seguito all’esplosione di divergenze con la Lega. Busia è stato anche in pole position per la stessa Autorità della privacy, da cui proviene. Come è girata a lungo anche la sua candidatura all’Agcom durante la lunga e larga tarantella delle trattative. Possiamo ritenerci al cospetto di un "tecnico di lungo corso e milizia" presente in un’orbita politica ben definita. I suoi primi contatti con la politica sono avvenuti all’epoca di Francesco Rutelli, che lo nominò vicecapo di gabinetto al ministero della Cultura durante il governo Prodi. Ha contribuito a definire le regole per le Primarie del Pd ancora in gestazione. Era il 2007. Cinque anni dopo viene arruolato da Antonello Soru, il primo capogruppo dem a Montecitorio, per la Privacy. In quel caso gode dell’assenso di altri membri dell’Autorità. Compresi la leghista Giovanna Bianchi Clerici, la professoressa Licia Califano e la moglie di Bruno Vespa, il magistrato Augusta Iannini. Ma Busia è tanto altro, sostenuto alla grande dalla politica. Per lui, anche l’incarico all’Auorità degli appalti pubblici, poi confluita nell’Anac. Gode inoltre di svariate coperture, quella del Quirinale e la vicinanza di Antonio Conte. Ma la domanda cruciale è: l’Autorità non esce indebolita, se non addirittura svuotata, dalla nomina al suo vertice di una persona che non è un magistrato? In particolare in questo momento in cui impera il "modello Genova", ovvero in deroga alla normativa possibile in materia di appalti? Busia ritiene di essere pienamente all’altezza. "Torno dove ho già lavorato a lungo, quand’ero all’autorità per gli appalti pubblici, portando inoltre l’esperienza maturata alla Privacy". Dove si è occupato dei contatti con l’Anticorruzione e di trasparenza. La stessa Anac, con lui, è diventata una sorta di casa di vetro. Uno a Conte, l’altro a Di Maio. In Italia, in politica, usa così dalla notte dei tempi: pensavate che il premier e il ministro volessero cambiare il mondo? No, la bestemmia non l’hanno voluta pronunciare. La spartizione sistema Giacomo Lasorella al vertice Anac, con piena soddisfazione dei grillini (non sbandierarono il disinteresse totale per le cariche politiche e ministeriali nei giorni della loro nascita come Movimento e come impegno solenne in sede di prima campagna elettorale?), in questa circostanza nella persona del ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli. Quindi con piena soddisfazione e compiacimento dell’omologo Luigi Di Maio. Giacomo Lasorella dovrà vigilare sui media, l’editoria e le telecomunicazioni. Posto molto delicato in considerazione della banda ultralarga e delle partite che dovrà affrontare fra Tim e Oper Fiber e di Mediaset e il suo azionista di minoranza, il francese Vivendi. Angelo Cardani, andato in scadenza, gli lascia il posto. Consigliere della Camera parlamentare per dodici anni, Lasorella è stato il capo del servizio Assemblea e a lungo segretario della giunta per le Autorizzazioni. Sapete quando? Negli anni di Tangentopoli. Lasorella già ha incassato l’appoggio pubblico del forzista Giorgio Mulè e di Michele Anzaldi di Italia Viva. Complimenti quindi bipartisan, al netto dei rapporti molto buoni con Luigi Di Maio. Lasorella gli fece da mentore a Montecitorio durante la legislatura 2013- 2018. Come dire, a volte ritornano. In politica sempre più spesso.

FRANCO ESPOSITO

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