“Il diritto di associazione è senza dubbio fra i diritti fondamentali del cittadino e una delle espressioni più chiare delle libertà democratiche. Il diritto di associazione è anzi il presidio più sicuro della libertà della persona umana, la quale tende in misura crescente a ricercare la via del proprio sviluppo, della propria difesa, e d’un maggiore benessere economico e spirituale, specialmente nella libertà di coalizzarsi con altre persone”, disse Giuseppe Di Vittorio nella sua relazione alla Costituente.
Il diritto di associazione e la libertà di coalizzarsi sono strumenti indispensabili di cui gli invisibili sfruttati dispongono per emanciparsi dalle loro disumane condizioni socio-lavorative. Tuttavia, la longevità di questa unione risiede nel senso di fratellanza, di solidarietà e di altruismo degli stessi invisibili che sono accumunati dalla volontà di conquistare il diritto ad avere dei diritti, di conseguire i diritti basilari degli esseri umani e di ricercare il diritto alla felicità. Questo desiderio degli invisibili (accomunati da ideali condivisi) di marciare insieme verso un orizzonte comune deve essere accompagnato da una convinta volontà di un sano protagonismo diretto capace di spingerli a prendere in prima persona la parola per rappresentare le sofferenze, le contraddizioni e le istanze di cui sono portatori. Questa postura di emancipazione culturale richiede tuttavia anche una convinzione di ideali, una rettitudine morale e una perseveranza del pensiero e dell’agire. Giuseppe Di Vittorio, di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita, incarnò questi valori nelle sue numerose e difficili lotte bracciantili svolte nei campi delle terre foggiane. Quelle stesse terre foggiane sono oggi coltivate anche da nuovi protagonisti che vivono tuttavia le medesime condizioni di sfruttamento che vissero un secolo fa Giuseppe Di Vittorio e i suoi compagni. I braccianti vivono nella nostra penisola in baracche di fortuna, senza acqua e riscaldamento, con salari irrisori che non consentono di soddisfare i propri bisogni vitali e quelli dei propri familiari, e nonostante ciò vanno a raccogliere, tutti i giorni, frutta e verdura che finiscono a basso costo sugli scaffali delle catene della Grande Distribuzione Organizzata, i giganti della filiera agricola. Questi braccianti (privati di diritti socio-sindacali e sottoposti a condizioni di segregazione fisica e sociale) hanno deciso di associarsi e di coalizzarsi per dare vita alla “Lega dei Braccianti” al fine di affermare la propria dignità lungo la filiera del cibo.
La Lega Braccianti, che verrà lanciata ufficialmente nella giornata odierna in concomitanza con l’anniversario della nascita di Giuseppe Di Vittorio per onorarne la memoria, vuole essere uno strumento di riscatto dalla miseria socio-lavorativa per l’insieme dei braccianti. In occasione del lancio ufficiale, la prima “Casa dei diritti e della dignità Giuseppe Di Vittorio” verrà inaugurata nelle terre foggiane, a Borgo Mezzanone, uno dei più grandi insediamenti dei braccianti. La “Casa dei diritti e della dignità” della Lega Braccianti sarà un luogo di comunione e di costruzione di una nuova coscienza per la libertà e per la giustizia. Questa inedita forma di associazione bracciantile (basata sulla volontà di associare tutti i braccianti della penisola con lo spirito di un protagonismo diretto e con la prospettiva di un’alleanza con contadini, agricoltori e consumatori) sarà per i braccianti un “presidio di libertà” al fine di “ricercare la via del proprio sviluppo, della propria difesa, e d’un maggiore benessere economico e spirituale”, come disse Giuseppe Di Vittorio.
Aboubakar Soumahoro