Sono stati oltre 27 mila i commenti di sostegno alla revisione dei dazi aggiuntivi predisposti dall’amministrazione Trump sui prodotti europei negli Stati Uniti come effetto dell’indagine Airbus. Si tratta di un numero di interventi addirittura superiore a quelli riscontrati nella prima public consultation dello scorso gennaio.
In merito, il presidente di Unione Italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona ha detto di considerare “positivo il forte segnale dato sin qui sia dalla filiera del vino e dal suo indotto statunitense, che dalle diplomazie interessate, in primis dall’Ambasciata italiana a Washington che ha operato ininterrottamente a stretto contatto con la nostra associazione. Allo stesso modo, abbiamo apprezzato l’intensa azione di governo messa in campo per scongiurare il carosello dei dazi sul vino italiano.
È stato fatto tutto quanto nelle nostre possibilità – ha concluso – e in ragione di ciò, pur nell’incertezza di scenari evidentemente influenzati da diversi fattori in gioco, è doveroso confidare in una soluzione positiva delle trattative e attendere la decisione prevista per il prossimo 12 agosto”.
Nella nota recentemente inviata al Governo, Uiv evidenziava come “la chiusura del mercato americano, di per sé già divenuto complesso a seguito della pandemia che ha duramente colpito alcuni Stati e una parte prevalente dell’horeca di quel Paese, rischierebbe di compromettere ulteriormente l’attività delle nostre imprese, e nessuna misura di sostegno al settore potrebbe mai compensare le gravissime perdite potenziali in caso di dazi aggiuntivi”. A sostegno di questa tesi, anche gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio del vino Uiv: nel primo semestre gli ordini di vino italiano dagli Stati Uniti si confermano in terreno positivo sia a volume (+2,9%) che a valore (+1,8%) sul pari periodo 2019.
Il Belpaese, con 980 milioni di dollari di vendite, si mantiene primo fornitore negli Usa e allunga il passo sui competitor, con la Francia che – secondo le dogane – a causa dei dazi aggiuntivi perde nei primi 6 mesi il 25,3% a valore (fermo a 791 milioni di dollari) e la Spagna il 12,3% (159 milioni di dollari).