Per il prossimo anno scolastico l’Uruguay rischia seriamente di perdere i corsi di italiano nelle scuole. La circolare 3 del Ministero degli Esteri del 31 luglio disciplina le nuove modalità per la concessione dei finanziamenti pubblici agli enti gestori per lo svolgimento dei corsi di lingua e cultura ita- liana. Sono due in particolare i nuovi requisiti richiesti agli enti per poter accedere al contributo e che potrebbero stravolgere il pano- rama uruguaiano: si deve presentare un progetto cofinanziato per lo meno al 20% con risorse proprie e, inoltre, le spese amministrative non possono superare il 15% del finanziamento pubblico. A Montevideo oggi la realtà è molto lontana dalle aspettative della Farnesina dato che saranno in pochi in grado di soddisfare queste condizioni che potranno far perdere l’appoggio dello Stato italiano fondamentale per portare avanti un compito del genere. Attualmente l’ente incaricato di gestire i corsi nelle scuole è il Casiu (Centro Assistenza Scolastica Italia Uruguay) che è privo dei due nuovi requisiti richiesti del Ministero degli Esteri.
Ad ammetterlo, recentemente in una seduta del Comites, è stata la stessa presidente del Casiu Graciela Zanini. L’interrogativo è d’obbligo: questo ente non ha alcun tipo di risorse proprie, dunque che fine farà?
Stesso destino, incerto, per i corsi (della durata solo di un’ora e mezza a settimana) che usufruiscono 35mila alunni del quinto e del sesto anno distribuiti in 40 scuole elementari uruguaiane.
Nel 2020 questa attività è costata 64mila euro ma si tratta in realtà solo della metà della cifra prevista che è stata poi ridimensionata a causa dell’emergenza sanitaria. Questi corsi sono stabiliti da una convenzione tra l’Ambasciata italiana e il CEIP (Consejo de Eduación Inicial y Primaria) che va avanti dal 2003 e che viene rinnovata ogni anno individuando nel Casiu l’ente gestore per potare avanti questo accordo con la collaborazione dell’ANEP (Administración Nacional de Educación Pública).
Anche su questo punto c’è la massima incertezza: che fine farà questa convenzione con le nuove regole imposte? E poi, soprattutto, in quali condizioni verrà portata avanti la diffusione della lingua italiana in Uruguay?
Matteo Forciniti