I grillini sembrano essere consapevoli che la tornata elettorale potrebbe provocare un colpo durissimo a un Movimento in piena crisi di identità. Ma almeno chi può è riuscito a procurarsi quello che si definisce un "paracadute". In quasi tutte le Regioni dove andranno da soli, i grillini si sono infatti cautelati con una doppia candidatura: chi aspira alla poltrona di governatore, infatti, è stato inserito in lista anche per i consigli regionali.
È accaduto in Puglia dove Antonella Laricchia risulta in testa alla lista di Bari. Lo stesso è accaduto in Campania, con l'aspirante governatrice Valeria Ciarambino che figura come capolista a Napoli e nelle Marche dove Gian Mario Mercorelli compare nella lista di Macerata. Situazione simile nel Veneto, con Enrico Cappelletti che ha un posto fra i candidati al consiglio di Treviso.
Discorso diverso in Toscana: qui Irene Galletti è solo candidata governatore. Ma c’è un perché. Nella storica Regione rossa la legge elettorale prevede che entrino nel consiglio tutti gli sconfitti nella corsa a governatore, a patto che rappresentino una lista che ha raggiunto almeno il 5%. La mossa dei pentastellati è sì lecita ma infonde un brutto segnale a militanti ed elettorato. Così facendo, infatti, gli esponenti del M5s dimostrano però di essere pronti alla sconfitta. T
ra i vertici pentastellati comunque si sta puntando molto sul referendum sul taglio dei parlamentari. Questo, almeno, è un tema che fa riacquistare ai grillini quell’aurea di "antisistema" che hanno smarrito. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è particolarmente attivo su questo fronte tanto che ha organizzato in Campania numerosi incontri proprio per spingere il Sì. Ma il suo obiettivo è un altro. Con la vittoria al referendum, Di Maio conta di rilanciarsi in vista degli Stati generali.