Palamara a processo. Ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura è imputato per corruzione. La richiesta è della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone: l’ex pm rischia la radiazione. Inoltre è accusato di avere "ricevuto il pagamento di diversi soggiorni e viaggi in Italia e all’estero dall’imprenditore Fabrizio Centofanti", al quale avrebbe in cambio messo a disposizione le sue funzioni di magistrato. "Solo guai quel piccoletto ci ha combinato", lo stralcio di una battuta è preso dallo scambio di confidenze tra Luca Palamara e Adele Attisani, la sua amica. Poi, il commento sulle "imprese" realizzate insieme. Il tutto regolarmente intercettato. "Però abbiamo passato sette anni di lusso. Dillo, dillo pure. Ibiza, Favignana…".
La registrazione ad opera della Guardia di Finanza sintetizza l’accusa definitiva mossa dalla Procura di Perugia. Il rinvio a giudizio dell’ex componente del Csm è datato diciotto agosto 2020. Corruzione per l’esercizio delle funzioni, con Adele Attisani nel ruolo di "istigatrice delle condotte delittuose e beneficiaria in parte delle utilità". In cambio di viaggi, soggiorni e lavori di ristrutturazione della casa della donna per almeno 68mila euro. Comunque tanti, pagati tutti dall’imprenditore Fabrizio Centofanti. Il "piccoletto" è proprio lui. Palamara a processo e con lui altri due imputati dello stesso reato. La richiesta è firmata dai pubblici ministeri Gemma Milani e Mario Formisano.
I fatti contestati si sono verificati tra il 2014 e il 2017. Il periodo in cui Palamara faceva parte dell’organo di autogoverno dei giudici. Il ministro della Giustizia la "persona offesa", secondo l’indicazione formulata dall’accusa. Adesso spetta al Guardasigilli Alfonso Bonafede decidere se costituirsi parte civile contro Palamara. L’ex membro del Csm è imputato anche di "rivelazione di segreto per aver indotto l’ex componente del Csm, Luigi Spina, a informarlo delle indagini a suo incarico, nel maggio 2019. Spina si è dimesso dall’incarico proprio in considerazione dell’avvio dell’inchiesta. E immediatamente ha proposto di chiudere la partita giudiziaria con una richiesta di "messa alla prova".
Con quale scopo? Arrivare alla sospensione del processo e alla estinzione del reato. La Procura di Perugia ha ritenuto legittima la richiesta, riservandosi di esprimere il proprio parere "davanti al giudice che dovrà pronunciarsi". L’agente di viaggi Giancarlo Manfredonia è imputato di favoreggiamento "per aver consegnato agli investigatori documentazione artefatta sulle vacanze organizzate da Fabrizio Centofanti, il piccoletto, al fine di eludere le investigazioni". Quattro mesi di indagini si sono rese necessarie prima di pervenire a una conclusione, sia pure essa per il momento parziale. Laddove resta tuttora aperta l’altra inchiesta a carico di Palamara, indagato per "corruzione in atti giudiziari, in favore di altri due amici imprenditori".
Mentre permane chiaro e deciso l’atteggiamento dell’ex pm, che si dichiara estraneo a ogni reato. Palamara si ritiene intanto già soddisfatto perché rispetto alle accuse che gli sono state mosse l’anno scorso, è caduta quella di aver intascato 40mila euro per "favorire la nomina di un procuratore a Gela". Ma tra le "fonti di prova" delle contestazioni rimaste, ci sono gli atti del Csm relativi all’elezione di due procuratori di Trani e di Matera e ai procedimenti disciplinari a carico di sei giudici. La mezza dozzina nella quale la Procura ritiene evidentemente di aver individuato un ruolo svolto dall’ex consigliere Palamara. Atteso dalla sfida più importante, al di là del procedimento penale. Il processo disciplinare incardinato al Consiglio Superiore della Magistratura prima della pausa estiva.
Palamara, proprio lì, rischia la radiazione dall’ordine giudiziario "per aver tentato di pilotare dall’esterno del Consiglio, insieme ai deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti, la scelta del procuratore di Roma nel 2019". Da qui la chiamata da parte dell’ex pm a deporre per 133 testimoni. Palamara intende dimostrare che "gli accordi politici non furono una sua manovra illegittima, bensì una prassi abituale. Disdicevole finché si vuole, ma abituale". La tesi difensiva anticipata anche in Tv, ospite di Giletti alla trasmissione su La7 "Non è l’arena". Originali di loro, le argomentazioni difensive di Palamara non sembrano possedere incisività e potenza per fare breccia nei giudici. E la politica con la pi minuscola non sembra più nella condizione di fare il suo reingresso in Procura.
Franco Esposito