"Che facciamo il giorno del referendum? Votiamo si o siamo per il no?" Il Pd si interroga, nascono dubbi e perplessità, persino in via del Nazareno non sanno come comportarsi. La base preme, chiede lumi, vorrebbe sapere e capire dovrà andrà il partito, ma le risposte sono vaghe, a volte inaccettabili come quella che suona cosi: "Intanto preparate le sezioni elettorali, per il voto vi faremo sapere". Segno evidente che tra i Dem l’incertezza fa sempre più proseliti e c’è chi dice che il vertice è nel pallone. Perché? Come mai si è creata una situazione del genere? È colpa di un patto nato sottobanco (ma non troppo) all’inizio della nuova esperienza di governo. Si era deciso un "do ut des". Nel senso che i 5Stelle avevano strappato al Pd un sì per il voto del 20 settembre in cambio di una revisione della legge elettorale che sarebbe stata discussa e poi approvata prima di quella data. Le cose sono andate diversamente.

Di quella revisione non se ne parla più oppure, se preferite, si fa finta di parlarne e allora il Pd non sa più che pesci prendere. I favorevoli al "no" crescono, la sinistra intellettuale mette in risalto i pericoli che potrebbe causare questa riduzione dei Parlamentari. Così, anche Zingaretti e i suoi più stretti collaboratori sfogliano la margherita in attesa di tempi migliori. Non solo fra i Dem, ma pure tra gli esponenti più rappresentativi di Forza Italia l’onda d’urto dei contrari cresce, così che i pentastellati non sono più sicuri di vincere una delle loro grandi battaglie. Nel governo la situazione è ugualmente difficile e si fa sempre più strada che dopo il 20 settembre avverrà il famoso rimpasto. Lo chiede non solo il centro destra, ma anche una parte della maggioranza, soprattutto l’Italia Viva di Renzi. Si vogliono mischiare le carte, offrire a chi sbraita di più qualche poltrona. Di modo che tutto rientri in un alveo più sicuro e la navigazione continui tranquilla.

Con Conte premier? Questo è un altro dei tanti interrogativi che si pongono i Parlamentari. Il presidente del Consiglio riuscirà nuovamente a mediare ed a trovare la quadra? E’ lui l’uomo che può guidare il Paese in un momento così difficile? I problemi sono tanti e alcuni raffigurano l’avvocato del popolo come un ciclista che trova sul suo percorso una serie insormontabile di ostacoli: la scuola, il Mes, l’alleanza fra Pd e 5Stelle per le regionali. Patto che potrebbe dare un grande aiuto all’attuale esecutivo. Conte comincia il suo lavoro dopo un breve periodo di pausa per il Ferragosto. Il ministro Lucia Azzolina è nell’occhio del ciclone e allora Palazzo Chigi la mette sotto tutela. Insomma, la fa continuare a lavorare sotto uno stretto controllo. Il premier come tutore o come ministro ombra di quel ministero che sta creando tanti grattacapi alla squadra che guida il Paese.

Le scuole riapriranno il 14 settembre, lo garantisce lo stesso premier. Però, vanno risolti una lunga serie di interrogativi: il distanziamento, l’obbligo delle mascherine, l’orario delle lezioni (differenziato o no?) E in ultimo, ma non per importanza, il problema del trasporto pubblico per migliaia di giovani che dovranno raggiungere ciascuno il proprio istituto di riferimento. Saranno giorni convulsi quelli che ci separano da settembre e anche dopo. Senza parlare della situazione economica e dei 36 miliardi che dovrebbero arrivarci da Bruxelles. Nemmeno sui prestiti si trova un minimo comune multiplo. Che cosa può pensare la gente che fra una manciata di giorni dovrà scegliere i nuovi governatori e confermare il taglio di senatori e deputati?

REDAZIONE CENTRALE