Il referendum costituzionale le conseguenze per gli italiani all’estero sono stati al centro della videoconferenza organizzata venerdì dalla Fiei (Federazione Italiana Emigrazione e Immigrazione). Diverse le personalità del mondo dell’emigrazione che hanno partecipato al dibattito -il secondo organizzato dalla Fiei- moderato da Rodolfo Ricci. La riforma costituzionale fortemente voluta dai 5 Stelle fu approvata da entrambe le camere nell’ottobre del 2019.
Modificando gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione si prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. Originariamente previsto per il 29 marzo 2020, il referendum è stato rinviato a settembre a causa della pandemia. Una riforma, questa, che inciderà anche sulla rappresentanza degli italiani all’estero come viene da tempo denunciato. Dagli attuali 18 parlamentari (12 deputati e 6 senatori) si passerà a 12 (8 alla Camera e 4 al Senato).
C’è grande preoccupazione sulle conseguenze che il taglio dei parlamentari provocherà proprio sulla rappresentanza estera alla luce anche della "numerosa crescita che si è avuta in termini di popolazione negli ultimi 15 anni e che oggi si attesta sui 6,2 milioni di cittadini". Ancora più allarmante è stata la scelta della Consulta che ha confermato la data del 20 e 21 settembre bocciando le numerose richieste di rinvio: "La pandemia che affligge ancora molti paesi comporterà gravi difficoltà nell’organizzazione del voto soprattutto in America Latina, Stati Uniti, Australia e non solo".
Ad aprire il dibattito è stato Alfiero Grandi, vice presidente del Comitato per il No al taglio del Parlamento che ha parlato di "atteggiamento punitivo" dei 5 Stelle come l’unica ragione che giustifica i tagli. "È vero che il Parlamento si trova da anni in una crisi profonda per colpa delle diverse leggi elettorali che sono state fatte ma questa iniziativa è profondamente sbagliata oltre che populista perché indebolisce la democrazia dato che il Parlamento dovrebbe essere, al contrario, ancora più forte in un periodi di difficoltà come quelli che stiamo vivendo".
Marco Plutino, costituzionalista e portavoce del Comitato democratici per il No, ha messo le mani avanti: "Dobbiamo essere pronti a tutto. Dobbiamo essere vigili e attenti per denunciare le condizioni in cui si voterà all’estero. Nel caso in cui si presentassero delle irregolarità dovremmo preparaci a fare ricorso. La situazione è grave, questa riforma produce un danno specifico per gli italiani all’estero e al momento c’è tantissima confusione nell’organizzazione del voto. È fin troppo evidente che si tratta di una violazione dei diritti costituzionali di una parte degli elettori quantificabile come una regione italiana".
"Resta poco tempo, dobbiamo parlare con la gente e fargli capire la gravità del problema". Questo l’appello del senatore del Partito Democratico Francesco Giacobbe in collegamento dall’Australia. "C’è un’ignoranza assoluta su cosa si vota e sul tema stesso. La campagna informativa di Rai Italia non dice nulla sulle conseguenze del voto. Attualmente, il sistema del voto estero ha delle caratteristiche superiori rispetto al voto in Italia dato che c’è un rapporto diverso con il rappresentante che viene scelto con la preferenza". Il senatore del Pd vede il rischio che, dopo la riforma, "arrivino le liste bloccate anche per i candidati all’estero e in questo modo i partiti utilizzeranno il voto per imporre i loro candidati riciclati".
Democrazia è stata la parola ripetuta più spesso dall’ex magistrato Armando Spataro nel corso del suo intervento. "Io difendo le istituzioni e la costituzione per il futuro del nostro paese. Questa riforma è una minaccia per la democrazia perché provocherà esattamente il contrario di quanto ripetono falsamente con i loro slogan i promotori del sì: ci sarà una distanza ancora più grande tra i cittadini e la politica". Per l’ex senatore Claudio Micheloni la riforma costituzionale è "un’ulteriore prova che all’interno della classe politica la circoscrizione estero è mal sopportata. Ricordo quando in occasione del dibattito al Senato sulla riforma Renzi ci furono 5 emendamenti sull’abolizione della circoscrizione che vennero respinti. È evidente che i partiti finiranno per snaturare l’essenza della rappresentanza estera imponendo le liste bloccate".
Il taglio dei parlamentari impone anche una riflessione sul ruolo svolto dai parlamentari eletti all’estero in queste ultime legislature: "Dal punto di vista dei risultati io sono totalmente insoddisfatto" ha osservato l’ex esponente del Pd in Svizzera. "Nonostante ciò ci tengo a sottolineare che noi siamo stati sempre presenti nel dibattito e grazie al nostro impegno si sono potuti evitare tanti disastri". "Oggi nel governo abbiamo un sottosegretario eletto all’estero" ha detto riferendosi al presidente del Maie Ricardo Merlo. "Un partito che è solo gestione di potere e e che è li solo per aver venduto 3 voti prima alla Lega e poi al Movimento 5 Stelle".
L’ultimo intervento è stato quello di Michele Schiavone, segretario del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) che ha appena inviato una lettera al presidente della Repubblica Mattarella per chiedere il rinvio del voto. "Gli italiani all’estero sono in tanti dal punto di vista numerico però sono costantemente emarginati, mai coinvolti e tenuti fuori da tutte le discussioni sulle riforme costituzionali come si capisce bene in questo periodo. La situazione che si sta vivendo in molti paesi a causa della pandemia e con tutti i problemi connessi è ingiustificabile e intollerabile. Ci saranno pesanti conseguenze sulla partecipazione".
Matteo Forciniti