Gente d'Italia

Sbarca la telemedicina

Se solo pochi mesi fa qualcuno mi avesse parlato di telemedicina, mi sarei immaginato col telefono in mano, mentre chiamavo il dottore per dirgli che avevo mal di pancia e chiedergli che mi prescrivesse qualche pasticca. Ma da qualche mese fa fino ad oggi sono successe tante cose. Spinti dalle tecnologie piú straordinarie, stiamo vivendo un cambio epocale nella sconcertante situazione della pandemia. Proprio la settimana scorsa vi parlavo della "G5" come la tecnologia di quinta generazione, che consente oggi una incredibile velocitá e precisione nelle comunicazione e che sará la base di complesse forme di lavoro a distanza. L’emblema di questa straordinaria trasformazione del lavoro e della vita in comunitá viene proprio dalla telemedicina, che comincia ad essere qualcosa di piú di una telefonata al medico.

Come definire la "telemedicina"? Chiediamo aiuto all’Organizzazione Mondiale della Sanitá che ci recita: "La telemedicina é l’erogazione di servizi sanitari quando la distanza é un fattore critico, per cui é necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni utili alla diagnosi, al trattamento ed alla prevenzione delle malattie e per garantire un’informazione continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e la valutazione della cura". La telemedicina oggi comprende un vasto campo di applicazioni e a usufruirne possono essere diverse branche mediche (ad es. cardiologia, pneumologia, ortopedia, ostetricia, neurologia, oncologia, radiologia, ecc.), diversi soggetti sanitari come guardia medica, pronto soccorso, ambulanza, ambulatorio o case di cure, e soggetti non sanitari come ad esempio fabbriche, centri sportivi, navi, scuole, istituti carcerari) oltre che singoli pazienti.

Evidentemente si tratta di una rivoluzione non solo medica, ma anche culturale: accettare che chi si prende cura della nostra salute non stia al nostro fianco. La tecnología "5G" sta dando l’ultima e piú azzardata spinta alla telemedicina: la possibilitá di operare a distanza. Proprio cosí: in un futuro prossimo non sará piú necessario che io mi rechi a Houston per sottopormi a un'operazione; sará il chirurgo nordamericano che mi opererá dalla sua clinica, mentre io me ne sto nella mia cittá. Gli esperimenti del presente parlano chiaro: comincia, per esempio, a teleoperarsi in Italia. Infatti la pubblicazione "Media for Health" del 31 luglio scorso informa che é avvenuto "il primo intervento in Europa di microchirurgia laser a distanza. Il professore Matteo Trimarchi, chirurgo del San Raffaele di Milano, è stato in grado di svolgere un intervento di tipo chirurgico a una distanza di ben 20 km dal paziente. Grazie al 5G, è stato possibile azionare in tempo reale i laser e le pinze del robot che avrebbe eseguito l’operazione. Il chirurgo, attraverso questo robot, poteva vedere in modo simultaneo, ciò che tale strumento stava svolgendo sul corpo del paziente. Ciò sicuramente è un esempio di medicina high-tech che verrà portata avanti anche nel futuro".

Come il medico afferma - continua la pubblicazione -, ci son voluti solo 5 anni per realizzare questa collaborazione tra medicina ed ingegneria, e raggiungere un traguardo di questa tipologia. Ma tra due anni si potrá operate con regolaritá. Io non sono medico: studio il lavoro. Quindi quando appaiono queste notizie immediatamente scattano nel mio cervello molte domande: come formeremo il personale medico nelle competenze della telemedicina? Che ne sará degli addetti con piú di cinquant’anni, che si adatteranno con difficoltá alle tecnologie? Come saranno le nuove organizzazioni mediche, che dovranno gestire il lavoro congiunto di esseri umani e robot?

Ma c’é una domanda che mi assilla piú di tutte: nella scelta di un chirurgo a distanza sará meglio scegliere un primario o un giovane che ne sappia molto di computer e robot? La mia paura é che il primario, che ne sa molto sulle operazioni normali, quando poi deciderá di operare a distanza, sbagli a pigiare il tasto del computer, come tanto volte succede a me. In quel caso é ben probabile che il robot o il raggio laser andranno in "tilt". Comunque, mi dicono che mancano ancora due anni per avviare operazioni a distanza con regolaritá: giusto il tempo per pensarci.

JUAN RASO

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