'Don Alfonso 1890' nel 2019 era stato nominato il secondo miglior ristorante italiano nel mondo da '50 Top Italy' e il numero 1 in Canada. Poi 'La Liste' lo aveva incluso tra i 'Top 10 of All Restaurants' del Paese nordamericano. Ancora le due stelle Michelin e altri premi per riconoscere l'assoluta grandezza della sua cucina guidata dai famosi chef Alfonso e Ernesto Iaccarino originari di Sant'Agata sui Due Golfi, frazione di Massa Lubrense in provincia di Napoli dove è nato il primo 'Don Alfonso 1890'. Un must anche a Toronto. Ma adesso 'Alfonso 1890' chiude.
"È stato un onore - ha dichiarato Nick Di Donato presidente e CEO di Liberty Entertainment Group proprietario del ristorante - vedere 'Don Alfonso 1890' essere riconosciuto a livello mondiale con tanti prestigiosi riconoscimenti. Voglio ancora ringraziare gli chef e l'intero team per tutto quello che si è raggiunto nei due anni in cui siamo stati aperti. Stiamo lavorando a nuovi piani per riaprire il nostro concept sempre a Toronto, perché siamo convinti che la nostra scena culinaria possa offrire qualcosa di unico. Lo storico edificio che ha ospitato 'Don Alfonso 1890' adesso è di proprietà di una società cinese e basandoci su questi fatti e l'incertezza che avvolge il settore nell'immediato futuro, possiamo solo dire che 'Don Alfonso 1890' non riaprirà in questa location".
Un esempio, forse il più eclatante vista la celebrità che questo ristorante aveva acquisito, ma che rappresenta le condizioni attuali, drammatiche della ristorazione in Canada, e non solo quella che rappresenta la cucina italiana. Un recentissimo sondaggio effettuato dalla Canadian Chamber of Commerce infatti ha rivelato che il 29% delle imprese di servizio di ristorazione non possono più operare con il distanziamento sociale attualmente in vigore mentre un altro 31% ha affermato che, proseguendo con queste norme, hanno ancora una autonomia di 90 giorni, conclusi i quali non ci sarà altra possibilità che la chiusura.
Si tratta del 60% dei ristoranti del Canada che potrebbero fallire nel giro di tre mesi, con una grande percentuale che comprende la cucina italiana e anche la proprietà. L'industria del settore 'food service' in Canada annualmente genera vendite per 75 milioni di dollari e rappresenta il 4% del prodotto interno lordo del Paese. Secondo i dati più recenti pre-COVID, l'industria della ristorazione impiegava 1,2 milioni di persone e rappresentava il 7% dell'intera forza di lavoro del Canada. Nel 2016 sono stati 7.500 i posti di lavoro creati e 3.500 quelli part-time, in totale 11.000 nuovi impieghi. Della complessiva forza lavoro, 1 su 5 riguardava giovani di 24 anni o meno, la prima industria per numero di giovani lavoratori che accoglieva anche il 22% di primi lavori per giovani dipendenti.
Mentre andando dall'altra parte, i seniors, 23.800 erano gli over 65. Sempre nel 2016 erano per l'esattezza 94.290 i ristoranti operanti in tutto il Canada. "Abbiamo dovuto prendere una dura decisione e l'abbiamo fatto" la testimonianza di un altro ristoratore famoso Hal Roback, proprietario di 'Frankie Tomatto's che a Toronto era in attività da 25 anni. Un buffet tutto italiano che aveva chiuso le proprie sale da marzo, ma adesso quella decisione è diventata definitiva. "Se si perdono la metà dei posti - ha spiegato Perrin Beatty, presidente della Canadian Chamber of Commerce - si tratta semplicemente di matematica, non c'è modo di far funzionare l'attività, non importa quanto ci provi". Così ha chiuso anche 'Vesuvio', popolare ristorante a gestione familiare, sempre di Toronto che da oltre sessant'anni sfornava pizze.
"Quando il COVID è arrivato - ha raccontato Ettore 'Eddie' Pugliese, 81 anni, co-proprietario - ci ha paralizzati, ma era solo la punta dell'iceberg. Una decisione difficile che fa male, dopo che la famiglia Pugliese, direttamente o indirettamente, ha influenzato il settore delle pizzerie di tutta Toronto". A Vancouver ha chiuso, definitivamente, un altro locale celebre 'Campagnolo' accompagnato da 'Felicia's', 'La Pentola'.
E sono solo alcuni esempi, perché si potrebbe continuare a Montreal come a Ottawa. E dalle grandi città la crisi va alle medie e alle più piccole. "In tempo buoni i profitti oscillano tra il 4 e il 6% - ha aggiunto Perrin Beatty - con il COVID è impossibile rimanere in attivo. L'industria ha bisogno di programmi governativi specificatamente studiati per aiutare i ristoranti a superare la pandemia". Arriveranno? "In questo settore - ha sottolineato Doug Ford, premier dell'Ontario - molte persone stanno soffrendo, speriamo di poter arrivare a una fase dove si possano occupare più tavoli per cercare, almeno, di continuare l'attività".
Roberto Zanni