I record dello sport lottano ogni giorno, lì da fermi, per resistere. Ma se durano trenta anni, e sono legati a un'epoca d'oro, fanno ancora più rumore quando cadono. Quello italiano dei 5.000 metri, battuto ieri dal 23enne azzurro di nascita etiope Yeman Crippa, apparteneva dal 18 luglio del 1990 a Salvatore Antibo, un nome che è stato l'atletica azzurra degli anni d'oro.
Siciliano di Altofonte, medaglia d'argento nei 10.000 a Seul, Totò ribattezzato 'la gazzella' si iscrive alla storia azzurra con il doppio oro europeo (5 e 10 mila) a Spalato, nel '90, lo stesso anno del 13'05''59 battuto da Crippa. Un anno dopo, ai Mondiali di Tokyo, un ultimo posto rivelerà al mondo la sua lotta con la malattia che lo ha colpito da bambino, l'epilessia.
Ieri sera, il suo tempo lungo 30 anni è stato migliorato da un altro campione azzurro dalla storia difficile. Yemaneberhan ("la mano destra di Dio", nella sua lingua), 23enne etiope strappato alla famiglia dalla guerra civile, è arrivato in Italia per l'adozione di una coppia milanese, Roberto e Luisa Crippa, che andarono a prenderlo in un orfanatrofio di Addis Abeba.
A Tione, in Trentino, Yeman ha prima provato il calcio, poi ha scelto la corsa, arruolandosi nel 2014 nel gruppo sportivo della Fiamme oro. A Ostrava, nel Golden Spike, ha chiuso la sua gara al terzo posto ma quel che conta è il cronometro: 13'02''26, nuovo primato italiano, che bissa il record nazionale dei 10.000 ottenuto ai mondiali di Doha.
È anche il segnale di un ricambio generazionale. Restano i nomi di Pietro Mennea, Marcello Fiasconaro, Gennaro Di Napoli a difendere rispettivamente le prestazioni dei 200 (datata '79), degli 800 ('73: è la più longeva) o dei 1.500 ('90). Ma prima o poi, anche per loro arriverà qualcuno da lontano.