Una svolta epocale. Difficile il parto, è nato davvero il bambino? Probabilmente sì, anche se si presenta ancora non del tutto ben formato. Però gode del consenso e dell’approvazione di tutti: votato all’unanimità dai presidente dei club l’ingresso dei fondi per l’aggiudicazione dei diritti tv delle partite di calcio della serie A, dal 2021 al 2024. Nascerà ora una newco, che potrebbe anche aprire un canale in proprio. Mentre spontanea avanza la domanda sulla bocca di tutti: dove vedremo nell’immediato il calcio in tv? Il campionato di serie A 2020-2021 scatta sabato 19 settembre. Si potranno vedere, per ogni giornata, sette partite su Sky e tre su Dazn, come nelle ultime tre stagioni di calcio. Per il triennio 2021-2014 serve invece un nuovo bando che sarà aperto a breve, a ottobre. Oltre a Sky e Dazn parteciperà anche Amazon. La Lega di serie A, intanto, ha votato all’unanimità (compreso il fiero oppositore presidente della Lazio, Lotito) una società per la gestione e la vendita dei diritti tv. Finora era la Lega stessa, attraverso l’assemblea dei venti presidenti, a trattare. Adesso non più: l’assemblea ha votato la creazione della nuova società, sarà possibile l’ingresso di fondi di private equity come soci al dieci per cento. La creazione della nuova società viene motivata con l’esigenza/necessità di gestire in maniera più redditizia la vendita dei diritti affidandola ai manager, non più ai presidenti di società. Ma in base a quali criteri di attribuzione e distribuzione? Questo poi si vedrà. Intanto, la serie A ha assommato 3,7 miliardi di debiti al 30 giugno 2019, e diritti tv assegnati per 973 milioni a Sky e Dazn nell’ultimo bando. L’intera cifra rappresenta la principale forte di entrate di entrate per il club. Il quaranta per cento. Domanda numero tre: quali fondi entreranno nella costituenda media company? La decisione spetta all’assemblea della Lega. Ma è possibile anticipare qualche cifra: il consorzio Cvc/Advent/ Fsi offre 1.625 miliardi; Nb Reinessance-Bath, assistito dallo studio Greenberg Trauring Santa Maria, mette sul piatto 1.350 miliardi. Soldi veri, a quanto pare, certificati. Escluso a questo punto che si tratti di pure chiacchiere. Anche se dovrà essere effettuato quella che a Napoli chiamano "qua la pezza e qua il sapone", oppure nella più classica delle maniere "vedere cammello, pagare moneta". Il club sarebbero ora tutti d’accordo. Alla luce del fresco ultimo esito dell’approvazione all’unanimità, è giusto dire che sono tutti d’accordo. Laddove le posizioni iniziali erano diverse. Juve, Inter e Milan da sempre favorevoli per la media company; contrarie Lazio, Udinese, Verona, Atalanta, Crotone; dal Napoli veniva la spinta alla creazione di un canale tv di proprietà dei club di serie A. Ipotesi allo stato praticabile solo se il bando non avrà vincitori. Gran bell’intrigo, per fortuna risolto momentaneamente. La nascitura media company avrà funzioni diverse a seconda di come andrà la gara. Se il bando avrà un vincitore, avrà un compito strategico ma limitato: progettare il futuro dei diritti tv dal 2024 in poi, aprire uffici nel mondo per promuovere il campionato di serie A e l’organizzazione di partite amichevoli fra squadre italiane. Alla corsa di ottobre parteciperanno Amazon, Dazn e Sky, che ancora non ha pagato ai club la sesta e ultima tranche dei diritti della stagione appena conclusa. Quella del post lockdown. Se il bando non avrà un vincitore, non è improbabile che i diritti restino invenduti. In questo caso, la media company potrebbe lavorare immediatamente alla creazione di un canale televisivo che trasmetta le partite a partire da luglio 2021. Aurelio De Laurentis, il presidente del Napoli colpito in queste ore dal Covid-19, spera che tutto salti per aria, nel senso che il bando non produca vincitori. Il cineasta è convinto dell’opportunità che "i club facciano da sé, e subito". In assemblea ha posto l’accento come la serie A abbia speso "450 milioni in intermediari". Le grandi società del Nord – Juve, Inter, Milan – sostengono la creazione di una media company partecipata in grado di assicurare dai fondi e da subito 60-70 milioni cash che consentano ai club di "respirare". Guidate dal presidente laziale Lotito, le altre società sostenevano che, tutto sommato, sarebbe stato meglio continuare ad affidarsi a intermediari. "Infront, Mediapro, Wanda". Sono uscite dall’assemblea sconfitte. Ma hanno davvero interrato definitivamente l’ascia di guerra? L’unanimità è stata raggiunta grazie all’operato paziente del presidente della Lega, Paolo Del Pino, e del dg Luigi De Siervo, esperto in compra vendita di diritti tv. "Dopo anni di lavoro produttivo per gli intermediari, è il momento che il valore calcio resti in casa. Bisogna ora lavorare alla graduale riapertura degli stadi ai tifosi. Senza pubblico negli stadi, il sistema calcio rischia il collasso". Ma il disperato appello è destinato a cadere nel vuoto, almeno nell’immediato o in tempi relativamente brevi. In Italia gli stadi rimarranno chiusi al pubblico almeno fino al 5 ottobre. Dpcm docet, comunque stramaledetto dai presidenti padroni del calcio.
FRANCO ESPOSITO