L'11 settembre è una data che non rievoca solo l'attacco alle Torri gemelle di New York. Ma è anche il giorno in cui avvenne il golpe in Cile 47 anni fa. E' il giorno in cui i militari, con l'appoggio degli Stati Uniti, spodestarono il presidente regolarmente eletto nel 1970, Salvador Allende, per sostituirlo con il generale Augusto Pinochet, che lo stesso Allende aveva nominato da poco alla guida delle Forze Armate.
Questo, in estrema sintesi, il racconto di quelle ore drammatiche: L'11 settembre 1973 i carri armati invadono le strade di Santiago e il Palazzo presidenziale, la Moneda, viene circondato. Allende non scappa, ma decide di non consegnarsi a quelle forze di cui non riconosce la legittimità. Prima di morire, probabilmente suicida, rivolge il celebre discorso in cui parla direttamente al suo popolo. "Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano, ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento".
Il discorso di Salvador Allende viene trasmesso da Radio Magallanes, l'emittente del Partito Comunista cileno che verrà distrutta subito dopo dai golpisti. Dopo la morte di Allende, Pinochet prende il potere e instaura una violenta dittatura che dura fino al 1990. Il Cile, negli anni di Allende, durante i quali si vara la riforma agraria e si nazionalizzano diverse produzioni e materie prime come il rame, subisce il boicottaggio da parte degli Usa. L'inflazione sale alle stelle e si scatena la protesta anche delle classi meno abbienti. Scioperi, come quello dei camionisti, e disordini, come la sfilata delle massaie che battono sulle pentole vuote, attraversano il Paese già nel 1971.
Documenti declassificati durante l'era Clinton dimostrano come Washington e la CIA abbiano cercato di rovesciare Allende già nel 1970. A questo proposito resta celebre la frase dell'ex segretario di Stato Henry Kissinger: "Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli". Durante la dittatura vengono torturati a migliaia. E incalcolabile è il numero delle persone che vengono fatte sparire nel nulla. Centinaia le donne stuprate.
Nel 1998 il giudice spagnolo Baltasar Garzón emette contro Pinochet un mandato di cattura internazionale per la scomparsa di cittadini spagnoli durante la dittatura. E lui viene accusato di genocidio, terrorismo e tortura. E' arrestato a Londra, dove si trovava per farsi curare, ma non è mai stato condannato. Il 2 marzo 2000 il ministro dell'Interno Jack Straw decide di liberarlo e di farlo tornare in Cile dove riesce a evitare qualsiasi processo. Muore d'infarto nel 2006, a 91 anni.