I francesi vogliono prendersi il monte Bianco? In realtà se ne impossessò già nel 1796 il 26enne Napoleone, dopo aver sconfitto i piemontesi. Impose loro di cedere Nizza e Savoia alla Francia repubblicana, e si tenne la vetta più alta del massiccio. Al regno di Sardegna rimase la cresta minore del monte Bianco di Courmayeur, trecento metri a sudest, più bassa di 45 metri. La restaurazione del 1815 restaurò anche il confine geografico naturale dello spartiacque: il confine interno che separava da sempre i ducati di Savoia e d’Aosta.
La seconda cessione della Savoia alla Francia, questa volta volontaria, è com’è noto quella del 1860. E le cartine parlavano chiaro: la frontiera passava sulla vetta più alta. Ma adesso i francesi, un po’ comicamente, affermano di non essere più in possesso di quella cartografia, che sarebbe stata loro sottratta addirittura dai nazisti durante l’occupazione di Parigi. Quel che pochi oggi ricordano, è che il generale De Gaulle avrebbe volentieri ingoiato l’intera Val d’Aosta. Con il consenso di molti valdostani, che avevano subìto l’italianizzazione forzata del ventennio fascista: lingua francese proibita, toponimi stravolti, La Thuile che diventa Porta Littoria.
Giustamente offeso per la ‘pugnalata alle spalle’ mussoliniana del 10 giugno 1940, con l’attacco alla Francia moribonda, De Gaulle voleva vendicarsi. Così il 25 aprile 1945 ordina ai suoi soldati di "liberare" Aosta. Gli alleati angloamericani danno ai francesi il permesso di sconfinare in Italia per non più di venti chilometri. Invece loro scendono dal Piccolo San Bernardo e dilagano nella val di Rhêmes. A quel punto, però, l’invasione francese provoca una reazione incredibile: l’unico caso al mondo di alleanza fra partigiani e fascisti.
Il comandante della resistenza valdostana Augusto Adam ordina ai suoi di opporsi ai francesi, e contemporaneamente di non sparare più agli alpini di Salò contro i quali fino al giorno prima hanno combattuto fino alla morte, ma che continuano a difendere il confine. Una volta bloccato il nuovo comune nemico, chiede ai repubblichini di ritirarsi "il più lentamente possibile" verso Aosta, per dare tempo agli angloamericani di intervenire posizionandosi a Pré Saint Didier.
Durante il mese e mezzo di occupazione, fino al 10 giugno 1945, i francesi commettono un grave errore. Nelle zone che amministrano si comportano come i fascisti: lingua italiana vietata, angherie, ostacoli al rientro a casa degli ex combattenti. Così gli annessionisti filofrancesi valdostani, pur avendo raccolto ventimila firme per un referendum, perdono forza. E prevalgono i partigiani filoitaliani guidati dall’illustre storico Federico Chabod: la Val d’Aosta rimane italiana in cambio di bilinguismo e forte autonomia, innaffiata da generosi finanziamenti come in Trentino-Alto Adige.
Sulla costa ligure i soldati francesi occupano Ventimiglia, Camporosso e Vallecrosia, arrivando fino a Bordighera. Un plotone di coloniali senegalesi si spinge fino a Imperia per qualche giorno. Ma i francesi si ritirano dopo quasi tre mesi, il 18 luglio 1945, in seguito a un ultimatum del presidente Usa Truman verso il troppo esuberante De Gaulle. Il quale aveva anche vagheggiato di rivendicare in Piemonte metà val Susa, val Chisone e val Varaita, francesi fino al trattato di Utrecht del 1713. Ma alla fine si deve accontentare di Briga, Tenda, e dei passi Monginevro e Moncenisio.
Mauro Suttora