di Mimmo Porpiglia
Ringraziamo l'ambasciatore Iannuzzi, per il videomessaggio di solidarietà a Gente d’Italia.
Ma proprio nell’ottica della massima trasparenza che riteniamo debba contraddistinguere i rapporti tra la massima istituzione italiana in Uruguay e un giornale, riteniamo utile dare alcuni chiarimenti.
Il contributo - non finanziamento - che Gente d’Italia percepisce dallo stato italiano, ai sensi di una legge, è elemento essenziale per la continuità dell’attività, così come lo è per tutta la stampa italiana all’estero e, in buona parte, in Italia.
L’aumento del contributo del 50 per cento non è dovuto ad un incremento dei costi del giornale, (nonostante il raddoppio messo in atto giá dal 2018 delle pagine quotidiane, da 8 a 16).
I costi sono rimasti uguali a quelli degli anni precedenti, ma, semplicemente, esiste una modifica della legge di sostegno alla stampa approvata dal Parlamento italiano che ha individuato forti premialità ai giornali più distribuiti: proprio come Gente d’Italia.
E all’eliminazione di una norma che limitava il contributo a quello percepito nel 2010.
Ed è proprio per queste ragioni che Gente d’Italia nel 2018 ha deciso di uscire in abbinamento con Il Pais, il giornale più stampato e piú diffuso in Uruguay, di chiedere uno spazio all’interno di quella prestigiosa redazione e di avviare importanti investimenti per potenziare il portale del giornale.
Proprio per l’intervento pubblico Gente d’Italia aveva deciso, ed ha messo in atto, di rafforzare la propria redazione. Con lo scopo di dare voce agli italiani in Uruguay e dare loro una puntuale informazione di quanto accade in Italia e nel loro paese d’adozione.
Il ritardo nell’anticipo dell'erogazione del contributo riferito all'anno 2019,- cinque mesi - ha reso impossibile continuare ad editare il giornale, rischiando di ledere i legittimi diritti di tutti i fornitori e dei dipendenti.
E l’italianità è rispetto degli altri, dei terzi, la serietà italiana è rappresentata dalla puntualità nei pagamenti. Continuare ad andare avanti senza il contributo avrebbe determinato oltre alla chiusura del giornale, una brutta figura dell’Italia in parte qui rappresentata anche da questo giornale.
Il nostro legale ha appreso che l’attività istruttoria seppure tardivamente (il 30 ottobre) si è chiusa dando esito positivo.
Dalla corrispondenza avuta con il Dipartimento informazione ed editoria risulta che i dubbi non erano circa i costi, ma rispetto, invece, a presunte nostre inadempienze nei confronti di un fornitore, non vere come documentate, e da dubbi sulla effettività della redazione.
Redazione in cui sono passate molte altissime figure istituzionali, italiane ed internazionali. Il nostro giornale è stato premiato dal Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in occasione della sua recente e gradita visita in Uruguay.
Riteniamo che sia non solo un diritto, ma un dovere, quello delle istituzioni italiane di verificare la corretta destinazione delle risorse pubbliche destinate all’editoria. A prescindere dalla natura del giornale, dall’essere accomodante o, come il nostro, scomodo. Così come riteniamo che sia non solo un diritto, ma un dovere, quello di un giornale di mettere, sempre e non spesso, sotto la lente anche il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, come qualsiasi altra istituzione.
E l’eventuale valutazione circa la qualità dei giudizi andrebbe rimessa a un dibattito sereno, ma equidistante, all’apprezzamento dei lettori e, laddove se ne ravvisassero gli estremi ad un giudice. Sono elementi costituenti di una società civile, aperta, trasparente.
Recepiamo l’auspicio dell’ambasciatore a interpretare questa chiusura come una sospensione; auspicio che va nella stessa direzione di innumerevoli inviti che stanno giungendo in redazione da parte di cittadini ed istituzioni, uruguaiane e italiane, in questi giorni. Come detto proprio nel mese di aprile avevamo avviato un programma di ristrutturazione del giornale con un importante piano di investimenti per migliorare la qualità del giornale. Stiamo valutando, insieme al legale che, intanto, ha chiesto l’accesso agli atti al Dipartimento informazione ed editoria, e ai nostri giornalisti l’ipotesi di riprendere le pubblicazioni.
Ma per un’impresa privata, come è questa, accendere e spegnere i motori non è cosa semplice. E come detto li abbiamo spenti proprio per tutelare il pagamento integrale di tutti gli impegni assunti, in nome della serietà dell’imprenditoria italiana, un valore da tutelare mai come in questo periodo.
Intanto, anche per garantire i giornalisti ed i nostri lettori, continueremo ad andare avanti con l’edizione digitale. Ma il nostro vero auspicio, e con questo riprendiamo le preziose indicazione dell’ambasciatore d'Italia in Uruguay, è che da tutta questa vicenda emerga la fondamentale importanza della trasparenza e dell’equilibrio nei rapporti tra istituzioni e libera informazione, perché mai la stampa possa essere condizionata o condizionabile, con qualsiasi mezzo, dagli esecutivi. Perché se così non fosse non ci sarebbe libera stampa; e nemmeno una società civile.