La notizia dell'efficacia al 90% del vaccino contro il coronavirus sviluppato dall'americana Pfizer e dalla tedesca Biontech è "l'inizio della fine dei problemi", ha detto il primo ministro britannico, Boris Johnson. Per lo meno, lo sarà per i Paesi che lo hanno prenotato, non molti (e tutti nel ricco "primo mondo") ma abbastanza da lanciare alle due aziende un'altra colossale sfida: produrne abbastanza da soddisfare una domanda che era già ingente quando il vaccino era ancora allo stato sperimentale e potrebbe raddoppiare con l'esercizio delle opzioni per quantitativi aggiuntivi inserite nei contratti.
Diamo un po' di numeri. L'Unione Europea aveva ordinato 200 milioni di dosi ed è pronta a esercitare l'opzione per altre 100 mila. Il Regno Unito ne aveva ordinate 30 milioni ma oggi Johnson ha parlato di 40 milioni. Gli Stati Uniti, che puntavano molto sul vaccino di Moderna, hanno ordinato 100 milioni di dosi ma hanno l'opzione per arrivare a mezzo miliardo. Il Giappone ha prenotato 30 milioni di dosi e il Canada altre 20, con l'opzione di arrivare a 76 milioni.
Facendo un rapido calcolo, se tutte le opzioni verranno esercitate, si parla di quasi un miliardo di dosi. Con il massimo sforzo possibile, Pfizer e Biontech sperano di produrre 1,3 miliardi di dosi l'anno prossimo. Va ricordato poi che Biontech sta lavorando con la Shanghai Fosun Pharmaceutical Group per vendere il vaccino anche in Cina.
Le due aziende hanno fatto sapere che entro fine anno potranno essere vaccinate, nella migliore delle ipotesi, 25 milioni di persone, cifra equivalente a meno di un terzo della popolazione della Germania. "Dovremo fare in modo di trovare una maniera per distribuire il vaccino in maniera equa", ha commentato l'amministratore delegato di Biontech, Ugur Sahin. Il vaccino richiede inoltre temperature rigidissime per un'adeguata conservazione, il che renderà la distribuzione non semplice.
Quel che è certo è che, se il G7 rastrellerà tutta la produzione prevista per il 2021, non ne resterà per il Sudamerica, per l'Africa, per quasi tutta l'Asia. Moderna e AstraZeneca, le altre due società occidentali più avanti nella sperimentazione, dovranno cercare di arrivare prima della Cina e garantire una distribuzione improntata anche a una logica umanitaria. In caso contrario, il Dragone si troverà di fronte una chance incredibile per espandere il suo già soverchiante soft power nelle aree più povere del mondo.
Nella grande corsa al vaccino sembra invece al momento fuori gioco la Russia, che pure ha inviato alcune dosi del suo Sputnik V a nazioni alleate come il Venezuela. Secondo quanto hanno riferito diverse fonti mediche alla Reuters nei giorni scorsi, la produzione del vaccino russo non riesce a tenere testa nemmeno alla domanda necessaria per completare la fase sperimentale. Non sarà un caso se, dopo le indiscrezioni, il Cremlino ha imposto al personale sanitario di parlare con la stampa solo dopo un'adeguata consultazione con le autorità.