C’è chi - senza alcun rossore - ha già chiesto un aiuto di Stato. Anche i ricchi piangono. Come nella telenovela messicana “Los ricos tambien llorn” (248 puntate). Cose di quasi mezzo secolo fa. Il diluvio di lacrime è tornato. Ci sarà un cambiamento epocale. Circolano i primi rumors. Sono inquietanti.
LA FABBRICA DEI SOGNI - Il calcio è “ la terza industria del Paese”, ha detto Matteo Renzi, leader di Italia viva, lo scorso 6 maggio. Il Sole24Ore gli ha risposto, il giorno dopo, con lo specialista Marco Bellinazzo (“è una panzana pazzesca”). Comunque la “fabbrica dei sogni “ è un mondo in ogni caso gigantesco. L’ultimo Report della FIGC spara numeri importanti: 28 milioni di tifosi, 4,6 milioni di praticanti, quasi 1,4 milioni di tesserati e circa 568 mila partite ufficiali all’anno ( di cui il 64% di livello giovanile). A livello professionistico il valore dei tre campionati più importanti – serie A,B,C – è di 3,5 miliardi. L’incidenza sul PIL, due anni fa (ultimo dato disponibile), è 0,19%. Se non è la terza industria italiana, di certo è la quarta. Dipende dai numeri scelti. Comunque vale 4 miliardi di fatturato annuo, occupa 250 mila lavoratori, un fisco diretto di circa 2 miliardi.
STIPENDI DA RIVEDERE - Il presidente della FIGC Gabriele Gravina dice che certi stipendi – in tempo di Covid – sono da rivedere. Vanno ridotti. Lo ha detto ai colleghi presidenti e all’UEFA. Occorre per questo “una soluzione europea“. I ricavi sono in caduta. O si cambia o si muore. Mentre milioni di italiani tirano la cinghia non è pedagogico ignorarli e continuare con stipendi fuori dalla realtà. “Siamo a rischio collasso” ripete Gravina. Al governo ha già chiesto almeno una forma di sospensione dei versamenti fiscali. Il ministro Gualtieri ha preso nota. Campa cavallo.
FIUMI DI DENARO - Nel calcio il denaro scorre facile. Non per tutti, ma per molti è una pacchia. Per i giocatori e per i loro agenti. C’è una Top 10 dei calciatori più pagati. Svetta Cristiano Ronaldo con 31 milioni. Seguono De Light (8 milioni ) e tre con 7,5: Lukaku, Eriksen, Dzeko. Il giovin Dybala viaggia sui 7,3.
Dopo di lui, con uno stipendio di 7 milioni (netti) c’è un poker d’assi: Rabiot, Ramsey, Sanchez (Inter) e Ibrahimovic. I loro agenti vanno ancor meglio. Lo certifica la rivista Forbes che ha fatto la classifica dei procuratori sportivi emuli di Paperone. Primo l’americano Jonathan Barnett: dalla sua scuderia di 213 atleti guadagna di sole commissioni 128 milioni di dollari. Secondo il portoghese Jorge Mendes (agente di Ronaldo e Mourinho) con 118. Terzo Mino Raiola salernitano di Nocera Inferiore, emigrato con la famiglia ad Haarlem (20 km da Amsterdam) ex cameriere nel locale di papà, poliglotta, con 103. Il primo degli italiani è il romano Alessandro Lucci, ventesimo. Fa affari e soldi dal Lungotevere delle Navi. È il manager di Bonucci.
UEFA IN CAMPANA - A Nyon – quartier generale UEFA, sul lago di Ginevra – non ci stanno. Il presidente Ceferin (avvocato di Lubiana) sta monitorando le 55 Federazioni affiliate per salvare il sistema calcio. E guiderà il cambiamento. Addio follie. D’accordo con la FIFA (e il suo presidente Gianni Infantino). Comincerà dai procuratori: regole chiare e un tetto alle commissioni (che pagano le società). La pacchia è finita. Forse.