Sci, mondo sci: la rivolta contro impianti chiusi a Natale non si placa. E si mobilitano anche i difensori della fede, anzi della Messa, quella della mezzanotte di Natale. E, visto che si trovano, estendono la mobilitazione a tutte le Messe. Messa libera e pista libera per Natale è la richiesta. Pista libera e Messa libera è il lamento. Cui si aggiunge una sorta di: il cenone è mio e lo decido io.
PASSIONI, INTERESSI, VALORI SPIRITUALI E MATERIALI - È la rivolta di passioni, interessi, valori spirituali e materiali forti e diversi tra loro. Uniti però da un minimo comune denominatore: è la rivolta degli invulnerabili. Cioè di chi si sente o si immagina invulnerabile, Non è un sentimento raro quello della presunta invulnerabilità. Anzi è il sentire più diffuso, quello che impedisce a molti (ai più) di metabolizzare, comprender, accettare quel che sta accadendo alla e nella loro vita.
SCI, MESSA E CENONE: 70 ANNI DI INVULNERABILITÁ - Due generazioni, ormai quasi tre hanno vissuto per settanta anni abbondante in una abbondante e mai sperimentata dall'umanità sostanziale invulnerabilità. Non c'era malattia che non si curasse, povertà che non venisse lenita, diritto che non venisse riconosciuto e allargato, consumo di beni materiali che non fosse in ascesa, sicurezza sociale che non fosse finanziata...Dopo quasi otto decenni di habitat iper protetto e di percezione di invulnerabilità di fatto, la coscienza collettiva e la psiche individuale fanno fatica, anzi non ce la fanno a concepire, pensare, accettare una pandemia.
E quindi ciascuno, sulla base della sua identità, identità spesso definita unicamente dall'attività economica da cui si trae reddito, si dichiara invulnerabile. Si dichiara tale, pretende di esserlo, vuole ed esige patente di invulnerabilità.
SEMPRE IN GINOCCHIO, DALL'ALTO DI 14 MILIARDI - L'invulnerabilità dello sci mondo sci la grida, spesso in maniera scomposta e grottesca. Passi per il mantra "siamo in ginocchio". Sempre e solo "in ginocchio" ogni categoria e settore toccato da qualunque cosa e in qualunque modo. Categorie e attività sono decenni che si proclamano messe "in ginocchio" da una legge, un regolamento, una tassa, dio non voglia una riforma. Hanno prodotto con quel sempre "in ginocchio" un effetto al lupo al lupo.
Impianti sci, mondo sci chiuso per Natale 2020 è un brutto colpo. Ma piangere e strepitare sia il colpo finale e di grazia, inalberare sui cartelli e nelle grida la morte totale e definitiva di tutte le aziende e la riduzione alla fame di tutti gli operatori è decisamente fuori misura e fuori realtà. Soprattutto se si avranno dalla cassa pubblica minimi ristori appunto di sopravvivenza.
Mondo sci sopravviverà anche a Natale 2020 chiuso per Covid. A meno che mondo sci, al pario di molti altri, non si ritenga invulnerabile anche rispetto al danno economico indotto dalla pandemia. Mondo sci grida: rischiamo di perdere 14 miliardi. Quattordici miliardi son tanti, forse è una cifra sparata al rialzo dai rappresentanti di mondo sci. Ma se davvero son 14 miliardi, due le considerazioni. Prima e inevitabile: un'industria, aziende che incassano 14 miliardi in una stagione possono ben resistere a un Natale chiuso per Covid. Seconda e inconfessabile: mondo sci (come gli altri mondi di categorie e professioni e attività, vedi gli statali che perfino scioperano) vogliono, pretendono invulnerabilità economica rispetto al danno all'economia da Covid.
Statali vogliono aumenti contrattuali come Covid economico non fosse, mondo sci vuole i suoi 14 miliardi, come Covid non fosse. E questo presunto diritto naturale alla invulnerabilità nella tasca diventa invulnerabilità nella psiche. Invulnerabilità posticcia, eppur esibita e venduta sul mercato delle opinioni e delle azioni socio, economiche e politiche. Solo così si spiega e si capisce davvero perché mondo sci vada a raccontare in giro che le vie, gli incroci, le piste, i rifugi, gli impianti dello sci siano luoghi dove non ci si incontra e non ci si respira addosso.
MESSA DI NATALE - Messa di Natale, anche qui presunta e pretesa invulnerabilità, anche qui, per restare in tema, il sepolcro imbiancato del distanziamento rispettato in chiesa. Forse. Ma per andare, entrare e uscire dalla chiesa contatti ci sono e non pochi e distanziamenti di fatto non sempre, anzi quasi mai. Sono secoli se non millenni che le funzioni e i riti religiosi comportando il raccogliersi dei fedeli propagano il contagio in caso di epidemia. Non c'è niente di diverso qui e oggi. Non c'è pratica religiosa che sia e dia invulnerabilità. Eppure viene predicata come diritto naturale e incontenibile.
Cenone e veglione, quanto sono quelli che più o meno senza dirlo esplicitamente stanno pensando qualcosa del genere: il mio cenone, il mio veglione, figurati se, a me non capita? Quanti che siano, sempre troppi. E sospetto fondato siano davvero tanti. La prova? Eccola: l'attenzione, l'ossessione al numero dei commensali permessi. Permessi da chi? Non ce lo deve dire il governo o il Carabiniere. E non è questione di numeri a tavola. Se una famiglia in teoria fatta di 20 persone, che cenino serenamente insieme in 20. Se uno vive da solo, il cenone in due son già troppi.
Cenone e veglioni non dovrebbero avere il numero chiuso e fissato da un potere limitante ed esterno. Cenoni e veglioni non devono mettere insieme al chiuso per molte ore e senza ovviamente mascherine nuclei familiari diversi, persone che non vivono nella stessa casa o non si frequentano quotidianamente. E' semplice: cenone in famiglia e non tra famiglie. E notte di Capodanno in famiglia e non tra amici provenienti da molte famiglie. Il non riuscire, il non voler capire, il domandare in quanti si può è sospetto. Sospetto che sotto ci sia presunzione di invulnerabilità.
Lucio Fero