Dal prossimo dicembre, quando la NBA ricomincerà la sua stagione, non sarà più la stessa. Semplice il motivo: Marco Belinelli dopo 13 anni negli Stati Uniti ha deciso di tornare a casa in Italia, a Bologna, a due passi dalla sua 'Sangio', San Giovanni in Persiceto dove è nato e che, anche nel lungo periodo americano, non ha mai dimenticato. Ricomincia dall'inizio il Beli, dalla Virtus Bologna, la società che da ragazzino lo aveva lanciato. Ma gli Stati Uniti? Mancherà, a tutti. Marco Belinelli ha scritto la storia dell'Italia nella NBA: unico italiano (e chissà se ce ne sarà mai un altro) a vincere il titolo NBA e da protagonista assoluto nel 2014 con l'aggiunta anche di un successo, entusiasmante, nella gara da 3 punti dell'All-Star Game.
Tutto con la maglia dei San Antonio Spurs, la città che poi è diventata la sua, anche se per trovare gli inizi della NBA si deve andare a San Francisco, Oakland, i Golden State, scelto al Draft con il 18 nel 2007. È lì nonostante un tecnico, Don Nelson, che prima lo aveva illuso e poi messo in fondo alla panchina, Belinelli è cresciuto, in maniera esponenziale. Lo chiamavano Rocky, per la somiglianza con Sylvester Stallone e proprio come il pugile di quella serie indimenticabile, Belinelli ha cominciato a combattere contro tutto e tutti quelli che gli dicevano che la NBA non era per lui. Al primo anno di NBA, già con Don Nelson, appena 7,3 minuti a partita e sempre in quello che nel basket si chiama 'garbage time', quando l'incontro, una squadra è troppo avanti o inesorabilmente sconfitta.
Poi Toronto, ancora a lottare contro l'indifferenza. La svolta nel 2010-11 a New Orleans, anche i primi playoff in carriera, ripetuti l'anno dopo a Chicago, un'altra stagione di quelle forti, dove il suo impeto ha fatto breccia anche nel cuore dei Bulls. Un 'Toro Scatenato' che, da quelle maglie che avevano visto la gloria inarrivabile di Michael Jordan, nel 2013-14 passò al Texas, a San Antonio. Una stagione che rimarrà per sempre nel cuore e nella mente di Belinelli e dei suoi tifosi. Americani e italiani perchè il Beli nella sua carriera USA è riuscito a crearsi una foltissima schiera di aficionados che non guardavano al fatto di essere italiani, americani, italo-americani o di chissà dove ancora, i suoi fans sono arrivati da ogni parte.
"Io le finali le avevo sempre guardate da piccolo, la notte incollato alla tivù - ci aveva raccontato alla vigilia della sfida per il titolo con Miami nel 2014 - adesso le giocherò, primo italiano, e sì questo traguardo è anche per l'Italia". Poi una volta alzato al cielo il Larry O'Brien Trophy un fiume in piena. "Chi lo avrebbe mai detto - ripeteva solo poco più di sei anni fa - è un successo che dedico a tutta la mia famiglia e a chi ha creduto in me, ma anche a coloro che dicevano che nella NBA non avevo futuro, che non sarei mai cresciuto qui. Beh mi hanno dato una incredibile carica: adesso sono campione NBA".
E se a 34 anni Marco ha chiuso la carriera NBA (almeno per ora, chi può mai dire...) lo ha fatto dopo 860 partite giocate, 219 volte nello starting five, 22,7 minuti di media e 9,7 punti a incontro col 37,6% da 3, ma da oltre l'arco il suo magic year è stato ancora il 2013-14, con il 43% e il successo all'All-Star Game a febbraio, giusto qualche mese prima di vincere l'anello in gara 5 nella finale contro Miami. Prima superando lo specialista Damian Lillard, quindi battendo in finale Bradley Beal, un successo ottenuto grazie a sei centri consecutivi. "All'inizio ero un po' nervoso - il suo racconto dopo il successo - ma poi alla fine ero concentratissimo. Ci tenevo molto a questo trofeo".
Non c'era mai stata un'Italia così in alto all'All-Star Game e poi in quello che è uno dei più importanti appuntamenti non solo del basket, ma di tutto lo sport a stelle e strisce, la finale per il titolo. Un segno indelebile lasciato dal ragazzo di San Giovanni in Persiceto, che negli USA in carriera ha guadagnato circa 50 milioni di dollari tra Golden State (2 anni), Toronto, New Orleans (2), Chicago, San Antonio (4 in due periodi compresa l'ultima stagione), Sacramento, Charlotte, Atlanta e Philadelphia e ora con la Virtus Bologna dei suoi inizi ha firmato per tre anni: 5 milioni di euro per quella che potrebbe essere l'ultima tappa della sua incredibile carriera.
Roberto Zanni