L'ex medico e l'avvocato di Maradona accusano: "Hanno sbagliato le cure". Mentre il mondo del calcio piange la scomparsa del campione argentino, dall'Argentina arrivano accuse pesanti che gettano ulteriori dubbi sulla morte di Maradona.
Insufficienza cardiaca acuta con cardiomiopatia dilatativa provocata da un edema polmonare acuto: così è morto Maradona stando all'autopsia effettuata poche ore dopo il decesso. Ora bisognerà attendere le analisi tossicologiche che faranno luce sulla domanda che in molti si sono fatti: prima di morire Maradona ha ingerito farmaci, droghe o alcol?
Inoltre c'è un altro mistero che riguarda le cure alle quali l'ex Pibe de Oro era sottoposto dopo le dimissioni dall'ospedale dove era stato operato per un coagulo al cervello.
Cure sbagliate? Le accuse dell'ex medico e dell'avvocato - Il Corriere della Sera racconta che ad accusare la gestione post operatoria è stato l'ex medico dell'argentino, Alfredo Cahe.
"Una morte quantomeno insolita – dice il medico a Telefe – nel senso che Maradona non è stato curato a dovere. Prima di tutto, avrebbe dovuto restare ricoverato. Non esiste che un paziente nelle sue condizioni venga dimesso una settimana dopo quel tipo di intervento. Mandarlo a casa è stata una stupidaggine. In secondo luogo avrebbe dovuto avere un medico adeguato accanto, che fosse in grado di assisterlo in caso di emergenze, cosa che evidentemente non è accaduta. Non so perché ci fosse tanta urgenza di operarlo, ho molti dubbi. Non era necessario intervenire subito".
Cahe, per 33 anni responsabile della salute di Maradona, era stato sostituito da Leopoldo Luque. Quest'ultimo mercoledì è arrivato nella villa di Diego quando il campione era già morto. Anche l'avvocato di Maradona, Matias Morla, ha denunciato ritardi nei soccorsi: "L'ambulanza ha tardato più di mezz'ora, non è una cosa che può passare sotto silenzio, bisogna indagare".
Morla ha poi emesso un comunicato in cui si specifica che nelle 12 ore antecedenti alla morte, Maradona "non avrebbe avuto le attenzioni e i controlli da parte del personale sanitario deputato".