È tutto vero ed è una notizia che farà felici i molisani, in Italia e all'estero, in particolare i tantissimi americani le cui radici affondano nella regione. "La North Sixth Group LLC - il comunicato - annuncia di aver acquisito una quota di proprietà del club di calcio professionistico SS Campobasso. Con questo investimento la North Sixth Club entra a far parte dell'hedge fund Halley Holding che ha la propria sede in Svizzera come proprietaria della società. Nel 2019 Halley Holding ha effettuato un investimento storico a Campobasso con l'obiettivo di costruire un club capace di competere nelle principali divisioni italiane. L'investimento viene utilizzato per sviluppare il sistema giovanile del club, migliorare le strutture di formazione ed espandere la portata globale del club".
Si parte dalla serie D, il campionato che attualmente vede il Campobasso protagonista, ma il futuro, le speranze e le promesse guardano in alto. E c'è anche un altro fattore, oltre all'investimento con i colori degli Stati Uniti: alla guida della North Sixth Group c'è un paisà, un po' come successo con Rocco Commisso, le cui origini sono in Calabria, diventato ricco negli USA e che poi, per amore del pallone, si è comprato la Fiorentina. In questo caso l'amore è dettato ancora più direttamente dalle proprie radici, c'è infatti il Molise come motivazione. "Per me è un sogno che diventa realtà - ha spiegato Matt Rizzetta, presidente della North Sixth Group - i miei nonni infatti sono emigrati negli Stati Uniti partendo da un paese proprio vicino a Campobasso. E il calcio, nella esperienza degli immigrati, è stato sempre un anello importante. In un certo senso questo investimento mi permette di rivivere la mia infanzia e di rimanere in contatto con i miei nonni che hanno fatto sacrifici incredibili per permettermi di realizzare i miei sogni". L'acquisto del Campobasso da parte del gruppo di New York chiude un anno molto attivo per quello che riguarda il calcio italiano visto dagli Stati Uniti: prima c'è stato il passaggio di proprietà della Roma da Jim Pallotta a Dan Friedkin, quindi l'acquisto del Parma da parte del gruppo Krause oltre alla continua attività di Rocco Commisso alla guida della Fiorentina. Ma l'investimento nel piccolo, rispetto ai club di A, Campobasso mostra che l'interesse americano nei confronti del calcio tricolore non si limita alle grandi platee e in questo caso c'è da aggiungere anche il legame delle radici della famiglia che hanno giocato un ruolo fondamentale nella transazione.
"Il Molise e il Campobasso - ha aggiunto Rizzetta - sono un luogo speciale, si trovano in una posizione strategica, tra Roma e Napoli, e hanno tutto quello di cui l'Italia è conosciuta: cucina paradisiaca, gente calda e ospitale, arte e storia, spiagge splendide e montagne mozzafiato. Non vedo l'ora di poter svolgere un ruolo produttivo come proprietario e ambasciatore della bella gente di Campobasso in questo viaggio che ha l'obiettivo di portare il club al vertici del calcio italiano". E domenica 6 dicembre Rizzetta ha indetto anche un appuntamento streaming attraverso il canale YouTube della società: una maniera per presentarsi, per spiegare le proprie idee ed entrando in contatto virtuale con la nuova realtà.
Appena annunciato l'acquisto del Campobasso, Rizzetta ha anche subito nominato il responsabile del club per gli Stati Uniti: si tratta di Nicola Cirrincione, che a New York è conosciuto nell'ambito del calcio amatoriale. North Sixth Group LLC è una holding che detiene partecipazioni al 100% e in minoranza di una vasta serie di aziende in diversi settori dall'immobiliare ai media, dalla tecnologia all'intrattenimento fino appunto allo sport. Sforzi finanziari sono dedicati anche a iniziative filantropiche basate sulla comunità motivate dalla passione, dagli obiettivi e dal progresso. Il Campobasso nella sua storia ha raggiunto il punto più alto tra il 1982 e il 1987, quando i rosso-blu arrivarono in serie B rimanendoci per cinque anni centrando poi, nel 1985, quella che è rimasta la vittoria più bella, ottenuta in Coppa Italia: 1-0 contro la Juventus di Trapattoni, Scirea, Platini e Boniek, con la rete storica di Guido Ugolotti. Poi il declino segnato da ben quattro fallimenti tra il 1990 e il 2013. Ma per i 'lupi' (sono il simbolo del club) adesso si prospetta un nuovo felice capitolo.
di ROBERTO ZANNI