Altro che 21 febbraio. Altro che 'paziente 1' a Codogno. Il covid, al Nord, più precisamente a Milano, circolava già da più di due mesi. E' quanto emerge da uno studio del Laboratorio per la Sorveglianza del Morbillo dell’Università Statale di Milano.
Pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases, dimostra la presenza di SARS-CoV-2-RNA in un tampone oro-faringeo raccolto da un bambino di Milano all'inizio di dicembre 2019, circa 3 mesi prima del primo caso riportato di covid-19 in Italia. “Si tratta di un risultato che rivoluziona le conoscenze sulla diffusione spazio-temporale del nuovo coronavirus” dicono dall'ateneo.
"L'idea – afferma la dottoressa Silvia Bianchi – è stata quella di indagare retrospettivamente tutti i casi di malattia esantematica identificati a Milano dalla rete di sorveglianza di morbillo e rosolia nel periodo settembre 2019 - febbraio 2020, risultati negativi alle indagini di laboratorio per la conferma di morbillo".
L’infezione da SARS-CoV-2 può infatti dar luogo a sindrome Kawasaki-like e a manifestazioni cutanee, spesso comuni ad altre infezioni virali, come il morbillo. Le iniziali descrizioni di tali sintomatologie associate a COVID-19 sono arrivate proprio dai dermatologi della Lombardia, prima area duramente colpita dalla pandemia.
Che il virus circolasse da tempo indisturbato era ipotizzabile dall’impatto brusco e repentino con cui si è manifestata la pandemia e dalle successive evidenze scientifiche, prima fra tutte quella relativa al ritrovamento di SARS-CoV-2 nelle acque reflue di Milano a metà dicembre 2019. La lunga e non riconosciuta diffusione di SARS-CoV-2 nel Nord Italia potrebbe spiegare, almeno in parte, l'impatto devastante e il rapido decorso della prima ondata di COVID-19.
"Un sistema di sorveglianza virologica sensibile e di qualità – afferma la professoressa Antonella Amendola, responsabile dell’attività di sorveglianza del morbillo in MoRoNET – è uno strumento fondamentale per identificare tempestivamente i patogeni emergenti e per monitorare l’evolversi dei focolai in una popolazione. I risultati dello studio forniscono indicazioni sui futuri sforzi da mettere in atto per il controllo delle malattie infettive e per un'adeguata risposta alle emergenze pandemiche".
Lo studio è stato condotto da Antonella Amendola, Silvia Bianchi, Maria Gori, Daniela Colzani, Marta Canuti, Elisa Borghi, Mario C. Raviglione, Gian Vincenzo Zuccotti ed Elisabetta Tanzi.