Il Movimento Cinque Stelle continua a perdere pezzi. Addirittura quarantasette i parlamentari usciti per contrasti insanabili con scelte e decisioni dei vertici. Altri quattro deputati nelle ultime ore hanno aderito al Gruppo Misto dopo aver espresso la propria contrarietà alla riforma del Mes: si tratta di Antonio Lombardo, Maria Lapia, Fabio Berardini e Carlo De Girolamo. E non è tutto: due ex pentastellati, Paolo Lattanzo e Michele Nitti, sono passati ufficialmente al Partito Democratico.
Non è stata una separazione consensuale. Tutt'altro. La deputata nuorese Maria Lapia, attraverso una nota, ha spiegato infatti che "l'approvazione della risoluzione che autorizza il governo alla firma della riforma del Mes è l'ultima goccia che fa traboccare un vaso pieno di tradimenti dei valori fondamentali del Movimento 5 stelle". Una riforma passata "senza il necessario passaggio di un dibattito interno" e che ha indotto Lapia ad andarsene delusa.
Amareggiato pure Antonio Lombardo: "Mi dispiace sinceramente per tutti quelli che hanno creduto in questo sogno, la mia delusione è ancora più grande della vostra. Il governo Conte continuerà ad avere il mio appoggio, che ovviamente sarà misurato e valutato provvedimento per provvedimento". L'obiettivo è quello di costituire una componente ecologista e progressista, mentre "da avvocato non posso continuare a sostenere acriticamente il ministro della giustizia più inviso di ogni tempo a tutti gli operatori del diritto, dagli avvocati ai magistrati fino ai cancellieri, tralasciando la vicenda sulle scarcerazioni, solo per rispetto di un grande magistrato coinvolto in questo sgradevole episodio". Un durissimo attacco a Bonafede.
Per Fabio Berardini, invece, "il clima è diventato talmente tossico che non mi riconosco più in questa forza politica". Un addio tra parole di fuoco: "È ovvio che i vertici del M5S si sono calati completamente le braghe pur di mantenere la propria poltrona. Non basta tagliarsi lo stipendio per dimostrare di essere validi e coerenti. Io stesso ho sempre rispettato questa regola del Movimento 5 Stelle fino a quando donavamo parte del nostro stipendio al microcredito gestito dallo Stato. Successivamente, però, questa regola è stata cambiata e ci hanno imposto di versare le somme a un comitato privato e a una banca privata". Per Berardini, insomma, "i soldi andavano utilizzati per una struttura a supporto dei territori e dei cittadini italiani".
Spietato il finale del post su Facebook: "Da parte dei vertici del M5S sono stati fatti troppi annunci e pochi fatti: revoca delle autostrade ai Benetton, legge sul conflitto di interessi, riforma fiscale, riduzione della durata dei processi, fuori i partiti dalla RAI, banca pubblica per gli investimenti, abolizione della povertà, Ilva, no Tav. Solo per citarne alcuni. I vertici hanno sostanzialmente distrutto il sogno del Movimento e, anziché dimettersi per incapacità, continuano a rimanere saldamente al comando di una nave che è già affondata da tempo".
Infine, De Girolamo. Anche qui l'addio, motivato dal no alla riforma del Mes, è consumato attraverso Facebook: "Da costituzionalista ho così rivendicato il mio diritto di esprimere un voto libero secondo coscienza. Un voto di coerenza con il programma di quella stessa forza politica che per ben due volte aveva invece difeso i suoi valori. Essere contrario all'imposizione calata dall'alto non è una colpa. È piuttosto una mia prerogativa, da parlamentare libero".