di Matteo Forciniti
Quello che si sta per concludere è stato un anno terribile a livello mondiale destinato a rimanere scolpito nella storia. Ma come è successo in tanti ambiti la pandemia dovuta al coronavirus ha solo accelerato processi di trasformazione che erano già ampiamente in corso. È il caso ad esempio della comunità italiana in Uruguay che è praticamente scomparsa in questo annus horribilis annunciato dove tutto è stato fermo tra sedi sempre chiuse e attività praticamente inesistenti.
A rimanere sono state le solite lotte inutili e insignificanti tra fazioni come dimostra il caso del Comites di Montevideo abbandonato ormai al proprio destino in solitudine.
Con una popolazione prevalentemente anziana e senza il tanto invocato ricambio generazionale
distante anni luce, questo collasso era inevitabile, quasi scontato. Il coronavirus ha solo dato l’ultimo colpo di grazia a un ferito in agonia che stava male da troppi anni. Sarebbe troppo facile dare la colpa al virus per giustificare quell’immobilismo cronico che ha caratterizzato il mondo italiano in Uruguay a tutti i livelli, istituzionale e non solo, negli ultimi tempi. A dire il vero, il paese ha vissuto in una gigantesca bolla durante questi oltre nove mesi di emergenza sanitaria durante i quali c’è stata comunque una vita sociale abbastanza normale e dove solo nell’ultimo periodo si è entrati in quella che gli esperti definiscono come la prima vera ondata.
Per fortuna questo 2020 ha avuto anche delle lodevoli eccezioni degne di nota a cominciare dal gruppo dei giovani calabresi che ha reso possibile -attraverso la collaborazione di diverse associazioni- il più grande evento realizzato negli ultimi anni in Uruguay con “La Festa che ci unisce: Calabria celebra Italia”. La calabrese è stata inoltre l’unica associazione a tornare operativa fin dal mese di giugno riaprendo la sede nel rispetto dei protocolli e promuovendo anche diverse attività culturali attraverso le videoconferenze. Una sfida, quella di continuare le attività online con le videoconferenze, che è stata comunque seguita anche da altre associazioni come l’Ente Friulano Efasce o il Circolo Trentino di Montevideo la cui sede è tornata ad aprire a inizio novembre.
Un altro ruolo fondamentale è stato quello degli enti di assistenza che hanno garantito un minimo di supporto ai connazionali in gravi condizioni di povertà: in un periodo di crisi economica come quello di oggi la loro presenza è assolutamente indispensabile.
Restando nel tema dell’assistenza questo 2020 ormai agli sgoccioli sarà ricordato anche per le gesta della Farnesina nella gestione degli italiani bloccati (specialmente in Sud America) a cui Gente d’Italia ha dato ampio risalto. Con un ritardo madornale rispetto agli altri paesi europei, il 3 giugno 130 connazionali bloccati in Uruguay sono riusciti a tornare dopo la grande attenzione mediatica suscitata. Ci resta la figuraccia dell’Ambasciata di Montevideo che è riuscita a voltare le spalle a una famiglia in difficoltà mentre prosegue spedita verso la costruzione di un nuovo consolato dal valore di otre un milione di euro. La mega opera voluta dal sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo ha subito però un brusco stop dato che non è stata ancora trovata nessuna ditta per realizzarlo e si dovrà indire un nuova gara d’appalto: è solo l’ultima sorpresa di un anno da dimenticare.