"Questione di feeling" cantavano Mina e Cocciante qualche anno fa. Quello che non è mai scattato tra Italia Viva e il premier Conte. A sentire le parole di Matteo Renzi, infatti, sembra di capire che il governo giallorosso sia giunto praticamente al capolinea. Come racconta, infatti, il Corriere della Sera, dopo l’ultimo intervento del presidente del Consiglio in tv, l'ex "rottamatore" è apparso a dir poco lapidario: "L'esperienza del Conte bis per me è già archiviata. Se volete discutiamo sul dopo". Insomma: una dichiarazione che sa di de profundis per l'esecutivo. Il che, tradotto in soldoni, significa crisi che, stando ai soliti beninformati di turno, potrebbe anche scattare subito dopo la tregua delle festività natalizie, vale a dire dopo l'Epifania. Attenzione, però. Crisi, infatti, non significa automaticamente anche ritorno alle urne. Sì, perché la strada delle elezioni non sembra fare gola a nessuno all'interno della maggioranza giallorossa. Di sicuro non al M5S che, sondaggi alla mano, rischierebbe un pesante ko, e neanche ai renziani che pure, in caso di voto anticipato, si ritroverebbero con una manciata di seggi. Molto più probabile, invece, che si cerchino in Aula i numeri per il varo di un'altra maggioranza. Magari un nuovo governo guidato ancora dall'attuale premier. "Può essere, anche se dare la fiducia a un Conte 3 mi costerebbe" ha sussurrato Renzi ad un esponente del Pd come riporta Il Giornale. Una "pazza" idea ma se fosse l’unica strada percorribile allora i giallorossi potrebbero essere tentati dal percorrerla. Il problema sarà capire se a quel punto i confini della maggioranza saranno allargati anche alle forze di centrodestra in una sorta di esecutivo di unità nazionale. Con questa soluzione, in ogni caso, si potrebbe sventare le mosse da parte di possibili "responsabili" pronti a correre in sostegno del Conte bis, magari dalle file dei cespugli del centrodestra o dalla stessa Iv dove pure in queste ore gli abboccamenti con il Pd si starebbero sprecando. Non tutti, occorre dirlo, in particolare tra i dem, sono disposti a credere che Renzi stia facendo davvero sul serio, accingendosi a staccare la spina al governo. Troppi i rischi e le incognite. Eppure l'ex sindaco di Firenze, questa volta, sembra intenzionato a tirare dritto tanto che, indiscrezioni alla mano, pare abbia ammesso che "dovrei nascondermi su Marte se cambiassi idea". Insomma: il futuro prossimo sembra pieno di incognite. Ma sempre a voler dar retta al Corsera, il primo passo per l'apertura della crisi, potrebbe essere formalizzato nelle prossime ore quando, cioè, saranno presentate le osservazioni di Italia Viva alla bozza sul Recovery plan redatta da Palazzo Chigi. Il documento contiene, infatti, un centinaio di obiezioni al progetto che, di fatto, potrebbero suonare come una bocciatura per l'esecutivo. Spazio poi al secondo passo: l'intervento di Renzi al Senato a fine anno su una Finanziaria che voterà, sì, ma solo per evitare al Paese di entrare in esercizio provvisorio. Chissà quali "picconate" sferrerà nell'Aula di Palazzo Madama in quell'occasione. Infine il terzo e decisivo passo, previsto "i primi giorni di gennaio", quando, sarebbero sempre parole di Renzi, "mi farò carico del coraggio anche per Di Maio e Zingaretti". Una battuta velenosissima, dedicata al ministro degli Esteri grillino ed all'attuale segretario del Pd come a ricordare ciò che un esponente dem al governo non fatica a riconoscere: "Un mese fa circa, metà del mio partito e un pezzo di M5S avevano stretto un patto con Renzi, tranne poi ritrarsi". Conte, in ogni caso, non deve guardarsi solo da Renzi. Perché voci critiche al suo operato, seppur non troppo evidenti, ci sarebbero anche negli altri partiti della maggioranza che lo sostiene.