di Matteo Forciniti
Dal duro lavoro degli emigrati toscani nell’estrazione del marmo a luogo turistico di culto in Uruguay alimentato dai social network. Il destino di Nueva Carrara -un’antica cava di marmo situata nel dipartimento di Maldonado- è improvvisamente cambiato in questa estate anomala caratterizzata dalla chiusura delle frontiere. La popolarità di questo incantevole luogo rinchiuso all’interno di un paesino di 200 anime è letteralmente esplosa in questi giorni di vacanza condita da innumerevoli selfie e video che mostrano la scoperta di un tesoro nascosto nell’incredulità generale: davvero esiste un posto del genere in Uruguay? Dagli influencer di Instagram la moda di Nueva Carrara è cresciuta a macchia d’olio: l’anonima cava è stata presa d’assolto trasformandosi ben presto in un rito collettivo alla ricerca dello scatto perfetto, del ricordo indimenticabile da postare allegramente sui social.
Ai cacciatori di selfie poco importa se Nueva Carrara nasconde un pericoloso segreto come avvertono continuamente da giorni le autorità ricordando, tra l’altro, che si tratta di una proprietà privata le cui recinzioni adesso sono state ulteriormente rafforzate. La cava continua in attività e le estrazioni vengono effettuate con detonazioni di dinamite che mettono a serio rischio visitatori inattesi. Alcuni turisti arrivano addirittura a farsi il bagno tuffandosi tranquillamente nell’acqua nonostante i rifiuti minerari presenti e la profondità.
Come si capisce dal nome stesso la storia di Nueva Carrara è strettamente legata alla Toscana. Le sue origini risalgono al 1847 quando la zona iniziò ad essere utilizzata per l’estrazione di marmo e pietra calcarea da parte della Compañía de Materiales de Construcción. Il nome della cava è dovuto alla qualità del marmo che da lì veniva estratto e che veniva paragonato a quello di Carrara venendo utilizzato anche nella costruzione negli anni venti del Palacio Legislativo, ossia il Parlamento uruguaiano. Nel 1937 il giacimento fu acquisito dalla Compañía Nacional de Cementos S.A. la cui gestione continua ancora al giorno d’oggi.
Ma oltre alla qualità del marmo estratto c’è un’altra particolarità che ha caratterizzato l’origine di questa località situata a pochi chilometri da Pan de Azúcar come racconta l’antropologa Carolina Dibueno nel suo libro “Sulle tracce dei toscani in Uruguay”: “Il nome della cava faceva anche riferimento ai tanti lavoratori di origine toscana, specialmente dalla provincia di Massa Carrara che, insieme ad altri italiani, lavoravano come mano d’opera specializzata alla cava. Le persone più anziane del paesino ricordano come all’epoca tanti italiani, anche sa non avevano avuto esperienza nel lavoro dalla cava, si presentavano semplicemente come toscani. Ciò costituiva una specie di passaporto per l’accesso a questo tipo di lavoro. Rimaneva quasi implicito che il fatto di essere toscano significasse anche conoscere il mestiere; anche quando questo non era vero, nella maggioranza dei casi imparavano comunque velocemente”. Alcuni di questi lavoratori toscani che cercavano fortuna nella cava -racconta ancora l’antropologa italouruguaiana- erano perseguitati politici che spesso cambiavano cognome una volta arrivati nel nuovo paese. Zeri, Borgini, Talari, Albertini, Maffioli, Trapollini, Domanelli, Muttarelli, Battistini, Ferrari e Del Frate: questi alcuni dei protagonisti anonimi dimenticati della storia di Nuova Carrara, molto prima della sua improvvisa esplosione come destinazione turistica di moda alla disperata ricerca di un selfie.