di MATTEO FORCINITI

Come era ampiamente prevedibile nello scenario di crisi economica mondiale, le esportazioni uruguaiane hanno fatto registrare una consistente diminuzione nel 2020 registrando un -12,5% rispetto all’anno precedente. I dati forniti dall’istituto Uruguay XXI fotografano la peggior caduta registrata nell’ultimo decennio e rappresentano senza dubbio un campanello d’allarme per un’economia già di per se in grande sofferenza.

Il valore totale delle esportazioni (includendo le zone franche) è stato di 8.076 milioni di dollari; numeri, questi, che sono stati influenzati specialmente da un rendimento migliore nell’ultimo trimestre a differenza delle difficoltà registrate nel precedente periodo.

La carne bovina è tornato ad essere il prodotto più venduto recuperando -nonostante una diminuzione dell’11%- il tradizionale primato che aveva perso per la prima volta nel 2019 segnato dal boom dei prodotti forestali.

Al secondo posto, poco distante, si è piazzata la cellulosa che ha sofferto il crollo più pesante rispetto allo scorso anno con un -28% dovuto principalmente a una riduzione del prezzo internazionale di quasi un terzo. Per gli esperti però si tratta solo di un calo temporaneo dato che in futuro l’Uruguay sarà sempre più dipendente dalla cellulosa considerando l’apertura -nel 2022- del nuovo impianto della compagnia Upm.

Un altro pesante crollo lo ha fatto registrare la soia, il terzo prodotto più venduto e con una diminuzione del 25% rispetto al 2019. Nella lista delle esportazioni dell’anno che si è appena concluso seguono: prodotti lattiero caseari, concentrati per la preparazione di bibite, riso, legno, prodotti carnei, prodotti farmaceutici e plastica.

Se da un lato la tendenza generale presenta dei numeri negativi dall’altra ci sono dei segnali molto incoraggianti nella domanda di alcuni beni come il riso (+23%), i prodotti farmaceutici (+14%) e soprattutto grano e miele che hanno registrato, rispettivamente, un’impennata del 48% e del 92%.

Tra le destinazioni principali dei prodotti uruguaiani c’è ancora una volta la Cina che guida la classifica dal 2013, seguita dal Brasile e dall’Unione Europea, quest’ultimo con il 14% del totale e con una riduzione di quasi un terzo rispetto al 2019. All’interno del mercato europeo le principali destinazioni segnalate sono Paesi Bassi, Italia e Germania che hanno comprato prevalentemente cellulosa, poi carne bovina e riso.

Secondo le previsioni di Uruguay XXI le esportazioni di quest’anno torneranno moderatamente a crescere: è previsto un aumento futuro nelle vendite di circa il 7% rispetto al 2020. Questo aumento sarà dovuto essenzialmente alla ripresa dei prezzi delle materie prime anche se -si avverte- i valori saranno ancora lontani rispetto al passato.

Per quanto riguarda le importazioni, queste hanno raggiunto la cifra di 6.805 milioni di dollari con un calo su base annua del 5% anche se -occorre precisare- il dato esclude petrolio e derivati.

I beni entrati in Uruguay sono stati principalmente veicoli, prodotti chimici per l’agricoltura, abbigliamento, plastica, alimenti e prodotti farmaceutici.