La Kunsthalle di Amburgo presenta la mostra di Giorgio De Chirico Realtà magica (Magische Wirklichkeit). L’esposizione, sostenuta dall’Ambasciata d’Italia a Berlino, propone fino al 25 aprile trentacinque opere della fase della ricerca metafisica del pittore e dipinti di Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Alberto Magnelli, Alexander Archipenko, Pablo Picasso, Arnold Böcklin e Max Klinge (a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia la mostra è al momento visitabile solo virtualmente).
All'inaugurazione della mostra l’Ambasciatore d'Italia a Berlino, Luigi Mattiolo, ha ricordato che le opere di De Chirico “sono profondamente influenzate dalla tragedia della prima guerra mondiale e dalla Spagnola, in cui persero la vita 50 milioni di persone" ed ha evocato la forza di quel "desolato e astratto paesaggio italiano", "dove i parchi e le piazze non sono più luoghi di passeggiate", ma non luoghi, "mondi sospesi", "che non ci erano familiari fino all'esplosione della pandemia".
"De Chirico – ha affermato Alexander Klar, direttore del museo - era un profeta”, "le atmosfere da incubo" delle sue tele non sono mai state così attuali, alla luce delle città divenute deserte in tutto il mondo, per effetto della pandemia. "E oggi vogliamo dimostrare che queste immagini sono universali", ha aggiunto.
La mostra Realtà Magica raccoglie per la prima volta alcuni lavori che finora non erano mai stati esposti insieme, e racconta anche il percorso di un artista autenticamente europeo, la cui sensibilità è stata forgiata da impulsi diversi e tutti continentali: De Chirico trascorse diciassette anni in Grecia (dove è nato), tre in Germania, poi l'approdo in Italia e il contatto con le avanguardie di Parigi. La curatrice della mostra Annabelle Goergen Lammers ha spiegato che questi contatti europei nel corso della vita del pittore sono confluite nelle opere del periodo metafisico, dove sono evidenti anche le tracce dell'influenza di Nietzsche e del tardo romanticismo tedesco.
Infatti, nella tela Il cervello del bambino, centrale in questa esposizione, il rapporto con il filosofo tedesco viene citato in modo esplicito: "Il libretto giallo tenuto in mano dalla figura protagonista richiama l'edizione di Così parlò Zarathustra, che De Chirico lesse in francese e che aveva appunto una copertina gialla". Un esemplare è esposto proprio accanto.
L'artista parlava fluentemente il tedesco e amava citare la parola "Stimmung", spiegando che non avesse traduzione in italiano: "significa l'atmosfera dello spirito". Il suo cavallo di battaglia.