La "riforma dei Centri per l'Impiego", che avrebbero dovuto essere rivoluzionati da un'App venuta dal Mississipi, portata in dote dal nuovo Presidente dell'Anpal Mimmo Parisi, non è mai stata nemmeno avviata. Nessuna norma, nessun intervento organizzativo hanno modificato il sistema di funzionamento di queste strutture, a parte una sola, discutibile, misura: l'inserimento dei Navigator, una figura dai compiti poco chiari, il cui passaggio è stato a dir poco ininfluente (non si conosce un solo caso in cui i Navigator hanno inciso, almeno in parte, all'interno di un centro per l'impiego).
Con uno stipendio lordo annuo di circa 27.500 euro (e la possibilità di chiedere un rimborso spese per le trasferte di 300 euro al mese), infatti i circa tremila Navigator oggi operativi sul territorio nazionale costano alle casse dell'erario 7,5 milioni di euro al mese. Per 18 mesi di attività fa un totale di 135 milioni di euro.
Dovevano essere il fulcro attorno al quale far girare alla perfezione, come in un orologio svizzero, l'intero sistema del Reddito di Cittadinanza. Operazioni, però, che non sempre hanno dato i frutti sperati...
Ad oggi, secondo il centro studi Unimpresa, tra il 2020 e il 2022 il reddito di cittadinanza costerà 26 miliardi di euro, per soddisfare le esigenze - ma questo prima dell'avvento della pandemia da Coronavirus - di circa tre milioni di persone. I dati sono un po' a spanne perché dopo 18 mesi consecutivi di ricevimento si perde il diritto a ottenerlo. Ma finora, dal 31 gennaio 2019, ci sono stati 1,3 milioni di nuclei coinvolti e - appunto - tre milioni di persone. Secondo l'Inps, a ottobre il numero di beneficiari era aumentato del 25%, mentre l'importo medio è di 563 euro. Ma c'è già chi è pronto a rinforzare la dotazione: la ex ministra Catalfo, aveva annunciato che la dotazione aumenterà tra gli 800 milioni e il miliardo. D'altronde, dice lei, «è l'unico strumento per contrastare la povertà» oggi in Italia.
«Abbiamo abolito la povertà» gridava un euforico Luigi Di Maio dal balcone dopo la definitiva approvazione del reddito di cittadinanza. Quella foto, divenuta uno dei meme più efficaci dell'internet nostrano, si è rapidamente trasformata in un boomerang, con avversari politici interni ed esterni pronti a ricordare al vicepremier, ministro del lavoro, ministro dello sviluppo economico e ora ministro degli Esteri che qualcosa era andato storto.
I freddi numeri non danno un'immagine precisa di che cosa sia il Reddito di Cittadinanza: una "mancetta elettorale" come in molti l'hanno definito? O uno strumento che ridà dignità alle persone? E perché l'indennità di disoccupazione, rivista dal precedente esecutivo, non andava più bene? Ancora una volta, come in un gigantesco gioco dell'oca, si torna al principio, a quei navigator che, a regime, dovrebbero essere oltre 11mila ma che per ora combattono per conservare il loro posto di lavoro. Il reddito di cittadinanza serve a trovare un impiego e, nel mentre, a garantire una soglia minima di sussistenza. Ebbene: su tre milioni di persone coinvolte complessivamente dal provvedimento, a oggi sono stati trovati 366mila posti di lavoro. Non pochi in valore assoluto, ma in poco meno di due anni di operatività si tratta di una cifra quasi trascurabile se si pensa alla platea coinvolta.
Intanto i navigator non ci stanno a veder il proprio contratto scadere, come previsto, tra poco più di tre mesi, e scendono in piazza. Il 9 febbraio manifesteranno a Roma, davanti a palazzo Montecitorio, e in altre città con una giornata di mobilitazione proclamata da UilTemp, Nidil Cgil e Felsa Cisl per chiedere la proroga dei contratti.