Un booster, una macchina ausiliaria che permetterà di concludere, con meno urgenza, la campagna vaccinale, sostenendo i pazienti che via via si ammaleranno: questa la funzione, nell’attuale scenario, degli anticorpi monoclonali, secondo il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici (FNOMCeO), Filippo Anelli. Che definisce “un’ottima notizia” l’individuazione di un fondo, da parte del Governo uscente, per una somministrazione in via sperimentale. E una “notizia ancora migliore” la sovvenzione della ricerca, “sia quella volta allo sviluppo di monoclonali italiani, sia quella clinica indipendente condotta dalla stessa Aifa”. E invita l’Agenzia del Farmaco a dare il via libera.
“Il fondo permetterà di somministrare i monoclonali a diverse decine di migliaia di pazienti nell’ambito del Servizio Sanitario nazionale, secondo le indicazioni che dovranno essere stabilite dall’Aifa – spiega Anelli -. Questi agenti terapeutici hanno dimostrato, secondo gli studi sin qui disponibili, una possibile efficacia se impiegati in una fase precoce della malattia, entro 72 ore dallo sviluppo dei sintomi”.
“In uno scenario in cui la disponibilità del vaccino, che è l’unico strumento potenzialmente risolutivo della pandemia, scarseggia, e la campagna va rimodulata di conseguenza, ben venga ogni terapia che ci permette di sostenere chi si ammala – continua il Presidente FNOMCeO -. Avere a disposizione anche questa opzione terapeutica, che, in determinate condizioni, permette di ridurre le ospedalizzazioni e di migliorare i risultati clinici, può essere una strategia per prendere fiato e condurre a termine la campagna vaccinale in un tempo più flessibile”.
“Invitiamo quindi l’Aifa ad avviare, in tempi rapidi, l’iter per la somministrazione – conclude Anelli -. Questo consentirà, sin da ora, di trattare decine di migliaia di pazienti, selezionati in base al quadro clinico, nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, provando a ridurre le complicanze e le ospedalizzazioni. Sarebbe una boccata d’ossigeno per tutto il sistema, che limiterebbe le conseguenze della scelta, che pare ormai obbligata, di rimodulare su tempi più lunghi la campagna vaccinale”.