Inutile dire che la convocazione di Mario Draghi di oggi al Quirinale per formare il nuovo governo mette in apprensione i partiti della maggioranza (Pd e M5S) che fino all’ultimo avevano cercato un accordo con Italia viva. Invano. Di certo al momento il ‘vincitore’ è Matteo Renzi che sui propri social ha scritto: “Ora è il momento dei costrutt***ori. Ora tutte le persone di buona volontà devono accogliere l’appello del presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi. Ora è il tempo della sobrietà. Zero polemiche, Viva l'Italia”.
Duro il Partito democratico contro l’ex premier. Il vicesegretario Andrea Orlando, intervistato da ‘Radio Immagina’, ha risposto così a Renzi: “Non basta dire è arrivato Draghi, viva Draghi: bisogna dargli una mano a individuare e affrontare i nodi altrimenti non si fa un buon servizio né a lui né al Paese”.
Contrario, al momento, a un esecutivo guidato da Draghi è Nicola Fratoianni, parlamentare di LeU: “Mi pare difficile sostenere un governo così. Senza fare valutazioni di tipo personale su Draghi, penso che sia un'operazione dal punto di vista politico regressiva: mi pare difficile ci possa essere il sostegno. È il governo dei migliori che non funziona. Il governo è migliore o peggiore sulla base di ciò che si fa”.
Anche il Movimento 5 Stelle ha detto di non voler votare la fiducia a un governo tecnico guidato dall’economista. Ma dietro la compattezza di facciata, nel Movimento 5 Stelle regna il caos. Il sostegno a un governo formato da Draghi potrebbe essere il colpo di grazia per i pentastellati, che – alla ricerca della loro anima – hanno già perso il 54 per cento dei loro elettori dalle ultime Europee. Ieri dopo solo un paio d’ore è arrivata la sentenza di Vito Crimi, capo politico del MoVimento: “L’M5S è per un governo politico, non voterà la fiducia a Draghi”.
Ma all’interno del MoVimento non sono tutti d’accordo, e per questo oggi alle 15 i deputati pentastellati si incontreranno in assemblea congiunta. Quello che sorprende è il silenzio dell’ex capo politico e due volte ministro con Conte, Luigi Di Maio. A dispetto dei suoi colleghi, lui ancora non ha parlato. Lui che solitamente non conta fino a 100 prima di esprimersi, se convinto della bontà di ciò che dice. Ma su questo ancora nulla, e c’è chi sostiene che sarebbe pronto ad accogliere l’appello del presidente della Repubblica. Rinnegando in pratica le parole di Crimi.
Il M5S è il primo partito in Parlamento, con 190 deputati e oltre 90 senatori, e senza i suoi voti l’unica maggioranza possibile mette insieme il Partito Democratico, Liberi e Uguali, tutto il centro e anche un pezzo sostanzioso del Centrodestra e della destra, quindi Forza Italia e almeno parte della Lega.
Proprio FI sarebbe più che disponibile a un esecutivo di unità nazionale. Silvio Berlusconi nei giorni scorsi ha riservato parole di stima a Draghi, ricordando di aver sponsorizzato la sua candidatura alla presidenza della Bce. Ma il Cavaliere deve fare i conti con Lega e Fratelli d’Italia che invece continuano a pensare al voto anticipato, andando contro quindi il diktat di Mattarella che non ne vuole sentire proprio parlare. In giornata comunque se ne saprà di più perché è in agenda proprio un vertice del Centrodestra sul tema Draghi.