“Ci siamo trovati di fronte a una situazione sconcertante. E proprio nel cuore di una crisi gravissima. Mi ritrovo perfettamente nelle parole del Presidente della Repubblica. Stiamo vivendo tre emergenze contemporaneamente: sanitaria, sociale ed economica. L'incarico a Draghi mi è sembrato una scelta saggia”.
Con queste parole il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha commentato l’incarico che il presidente Mattarella ha affidato a Mario Draghi per formare un nuovo governo e superare la crisi politica che sta investendo l’Italia in questi giorni.
Secondo Bonomi, Draghi “ha le qualità che da tempo auspicavo: una persona seria, competente, autorevole ed efficace. Alla politica noi abbiamo sempre chiesto un metodo di lavoro. Abbiamo sperato di poterci confrontare con persone serie, autorevoli, competenti” – ha aggiunto il Presidente.
Nel corso dell’intervista Bonomi è tornato sui temi del Recovery Fund e dell’importante ruolo svolto dal ministero dell’Economia e delle finanze in questa delicatissima partita.
“Di fronte allo spettacolo di totale caos che stavano dando i partiti, ho richiamato la necessità di difendere l'importanza del Mef. Ho personalizzato la questione con il nome del Ministro perché i partiti avevano aggirato il Mef anche nell'impostazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono rimasto sorpreso dalle reazioni a queste mie affermazioni. Sono state scambiate per un sostegno a parti della maggioranza che Confindustria e io per primo non abbiamo mai fatto”.
Nel corso del colloquio con il quotidiano 'La Stampa' è stato affrontato anche il tema delle riforme necessarie all’Italia per superare la grave crisi in cui versa.
“Abbiamo sempre pensato fosse necessario combattere la povertà ma è sotto gli occhi di tutti che il reddito di cittadinanza come strumento per favorire la ricerca di un lavoro ha fallito” – ha chiarito il Presidente alla domanda su una possibile rimodulazione di Reddito di cittadinanza e Quota 100.
“Abbiamo bisogno di una riforma radicale degli ammortizzatori sociali e di politiche attive del lavoro efficaci, non solo imperniate sui centri pubblici per l'impiego. Sono due riforme che vanno insieme. A luglio abbiamo presentato una nostra proposta al Governo. Ma non se ne è mai fatto nulla” – ha ricordato Bonomi.
“Dobbiamo cambiare la filosofia: è difficile immaginare di mantenere il lavoro dove era e come era in un mondo che cambia. E contemporaneamente tutelare le persone, formandole perché abbiano la capacità di modificare la loro professionalità. Ma per ottenere il risultato bisogna modificare vecchie norme. Come quella che impedisce la formazione a chi si trova in cassa integrazione”.
E su Quota 100, Bonomi ha sottolineato: “ Abbiamo sempre avvertito che Quota 100 avrebbe creato problemi di sostenibilità del debito pubblico e aggravato l'ingiustizia verso i più giovani. L'idea che pensionando in anticipo i più anziani si creassero nuovi posti di lavoro non è fattibile. Le imprese, in particolare il settore manifatturiero, hanno fatto la loro parte – ha chiarito il presidente in relazione al contributo del sistema imprenditoriale sull’occupazione.
“Il rimbalzo del Pil nel terzo trimestre 2020 è dovuto proprio ai risultati dell'industria manifatturiera. Oggi c'è il blocco dei licenziamenti. Ma quando quel blocco finirà? Quanti perderanno il posto di lavoro?.”
Nel corso dell’intervista Bonomi è tornato anche sul blocco dei licenziamenti: “All'inizio della pandemia eravamo in emergenza ed era naturale adottare un intervento di natura emergenziale come il blocco, che peraltro non è stato adottato in nessun altro Paese occidentale” – ha osservato Bonomi.
“E nonostante il blocco dall'inizio della pandemia abbiamo comunque perso oltre 600 mila posti di lavoro. Nessuno vuole fare macelleria sociale. Dobbiamo invece graduare l'uscita dal blocco prolungando la cassa Covid per le aziende in gravi difficoltà ma togliendo i vincoli alle altre. Unendo nuovi ammortizzatori e nuove politiche entrambi volti all'occupabilità.
La necessità di profonde riforme strutturali diventa ancora più urgente a fronte dell’opportunità storica offerta dal Recovery fund europeo” - ha sottolineato il Presidente.
In merito al PNRR, Bonomi ha affermato che “Il documento per il Recovery era completamente da riscrivere. Non si capiva chi dovesse gestire i fondi. E non c'erano obiettivi precisi su riforme essenziali. Senza ristrutturare a fondo la nostra pubblica amministrazione non riusciremo mai a spendere 200 miliardi di euro in 6 anni. In media ce ne mettiamo 15 a realizzare le opere di valore superiore ai 100 milioni. Dobbiamo riformare pubblica amministrazione, giustizia e lavoro. A cui si aggiunge la necessità di una importante revisione dell’impianto fiscale italiano” - ha detto.
“L'agenzia delle entrate stima la maggiore evasione su Iva e Irpef, non su Ires e Irap delle imprese e indica i settori e le parti d'Italia su cui intervenire” – ha chiarito il Presidente Bonomi commentando i dati relativi all’evasione fiscale.
“Non è l'industria manifatturiera che evade le tasse. Anzi. Il lavoro sopporta gran parte del carico fiscale nazionale. È invece utile una revisione generale delle disparità di prelievo da reddito da lavoro o da capitale. Noi siamo favorevoli anche a rivedere deduzioni e detrazioni oggi esistenti, ma a patto che le risorse recuperate vadano a investimenti produttivi e non a maggior spesa corrente. Sono altre le categorie produttive che evadono.”
E, concludendo l’intervista, il Presidente Bonomi ha rivolto un appello alle forze politiche: “I partiti devono valutare con attenzione quali sono i reali interessi del Paese. devono guardare all'unità del Paese come ha detto Draghi accettando l'incarico”.