E' iniziato il "conto alla rovescia" per il varo del nuovo governo di Mario Draghi. Domani e martedì, è la volta di un nuovo (ed ultimo) giro di consultazioni. Poi, mercoledì, il premier incaricato potrà sciogliere la riserva e dare vita al suo esecutivo forte del buon esito delle "trattative" che gli ha consentito, dopo aver ascoltato i rappresentanti di tutti i gruppi politici parlamentari, di estendere ancora il perimetro della maggioranza. Dopo Pd e Fi, infatti, pure M5S e Lega hanno detto si, anche se le modalità di coinvolgimento del Carroccio sono ancora tutte da vedere.
LE DIVISIONI DEI PENTASTELLATI
Al di là dei "via libera", non mancano, infatti, dubbi e perplessità. Primo su tutti quello legato alla presenza dei pentastellati tra i sostenitori di Draghi: i grillini sono infatti martoriati dalle divisioni interne (l'ala capeggiata da Alessandro Di Battista si è schierata fin dal primo momento per il no alla fiducia), anche se hanno assicurato "lealtà" all'esecutivo dell'ex presidente della Bce.
LE APERTURE DI GRILLO E CRIMI
Beppe Grillo, fondatore e leader carismatico del Movimento, e Vito Crimi , attuale reggente, hanno detto chiaramente che occorre ripartire "dalla maggioranza del Conte Bis, che si è dimostrata solida". Dunque dal patto con Pd e Leu che ha retto bene fino al "rompete le righe" dei renziani. Allo stesso tempo, hanno anche riconosciuto l'importanza di varare in tempi brevi un nuovo governo, visto lo stato di crisi in cui verte il Paese a causa della pandemia.
SCINTILLE LEGA-DEM
E scintille si sono viste anche lungo l'asse Lega-Dem, con Matteo Salvini che non se le è certo tenuta dopo che il partito del Nazareno aveva tuonato contro la presenza dei sovranisti nella nuova maggioranza.
BOTTA E RISPOSTA TRA PD E SALVINI
"Noi siamo in Europa e vogliamo far parte di un governo che difenda a Bruxelles a testa alta anche gli interessi dell'Italia", ha affermato polemico Salvini attirandosi, a sua volta il sarcasmo del Nazareno. "Primo effetto Draghi? Salvini europeista in 24 ore", ha commentato il vicesegretario del Partito Democratico, Andrea Orlando.
MELONI (FDI) RESTA ALL'OPPPSIZIONE
Infine, chi ha scelto di rimanere strenuamente all'opposizione ("solo i regimi non ne hanno una"), coerentemente con la linea politica fin qui sostenuta, è Giorgia Meloni. La deputata e leader di Fratelli d'Italia è stata lapidaria in tal senso, affermando: "In un sistema democratico c'è bisogno di chi rappresenti il 30/40% degli italiani come in questo caso, con Draghi che rappresenta oggi una soluzione ad alto gradimento".
DALLA LEGA NON ME LO ASPETTAVO...
Infime, intervistata dal Corriere della Sera, in merito ai diversi atteggiamenti assunti dalle forze del centrodestra nei confronti di Draghi, non ha nascosto le sue perplessità. "Da Berlusconi - ha detto - ne lo aspettavo. In fondo lo aveva lasciato intendere. Ma dalla Lega meno, lo avevano escluso, sempre che poi finisca così come sembra in queste ore".