Nell'Uruguay che attende di sapere quando comincerà la campagna di vaccinazione contro il coronavirus, il dibattito tra favorevoli e contrari è aperto anche all'interno di una collettività italiana in crisi irriversibile con la pandemia.
Data certe ancora non ce sono e in base alle ultime dichiarazioni del segretario di Presidenza Alvaro Delgado le prime dosi arriveranno nei primi giorni di marzo con l'unica certezza che l'Uruguay sarà l'ultimo paese del Sud America a vaccinare. Secondo le previsioni del governo arriveranno in totale dosi per 2,8 milioni di persone divise fra Pfizer e Sinovac a cui si aggiungeranno altre dosi di AstraZeneca ottenute all'interno del meccanismo Covax dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
La collettività italiana potrà fare qualcosa nella campagna di vaccinazione? Dovrà intervenire oppure sarà meglio mantenersi neutrale?
Tra le associazioni di Montevideo qualcuno chiede un intervento diretto per organizzare qualcosa pur sapendo che questa sarebbe una possibilità difficile visto il momento, altri invece preferiscono restare più cauti lasciando a ognuno la scelta di decidere cosa fare.
Bernardo Zannier della Famèe Furlane è tra i più conviti: "Quando sarà il mio turno io mi vaccinerò, assolutamente. Credo che le collettività potranno svolgere un ruolo importantissimo nella fase in cui si farà una campagna di promozione sensibilizzando l'opinione pubblica. Bisognerà incoraggiare le persone a vaccinarsi in tutti i modi possibili, quindi ogni contributo sarà utile".
Anche Silvia Norbis del Circolo Trentino di Montevideo dice di non avere dubbi sul vaccino che attende con impazienza proponendo un'idea: "Si potrebbero coinvolgere i medici vicini alle comunità per dare una mano. Nelle nostre associazioni ci sono molte persone anziane vulnerabili che dovrebbero avere informazioni serie e professionali".
Massima disponibilità arriva dall'Associazione Calabrese come afferma Eugenio Nocito: "Noi in famiglia pensiamo tutti di vaccinarci e come collettività l'unica cosa che credo sia fattibile è quella di mettere a disposizione la nostra sede per la campagna di vaccinazione verso i connazionali. Siamo a disposizione del Ministero della Salute, se c'è bisogno di una collaborazione siamo pronti a farlo".
"Per come è messa oggi la collettività italiana sarà molto difficile poter organizzare qualcosa" riconosce Palma Laguardia della Collettività Satrianese San Rocco pessimista su questo aspetto ma fiduciosa nelle indicazioni del ministero. Parole analoghe a quella di Livia Boschiero del CAVU (Comitato delle Associazioni Venete in Uruguay): "In questo periodo la collettività è dispersa e inattiva, purtroppo non potrà intervenire. L'unica cosa che noi possiamo fare è aspettare il nostro turno per vaccinarci".
All'interno delle associazioni italiane altre posizioni sono invece più caute, lasciando a ognuno la scelta di vaccinarsi.
"La collettività ne deve stare fuori" dice Aldo Zanfabro del Circolo Giuliano dell'Uruguay. "Ci sono posizioni favorevoli e contrari, ognuno ha la sua idea e sceglie liberamente cosa fare. Nella mia famiglia non ci vaccineremo perché non siamo sicuri e abbiamo diversi dubbi al riguardo ma è una scelta personale, la collettività deve restare neutrale".
"Qui c'è un tema di privacy da rispettare" insiste Anna Claudia Casini dell'Associazione Marchigiani. "Personalmente, io farò il vaccino quando sarà il mio turno e anche diversi soci con cui ho parlato sono della stessa idea. Detto questo però noi come associazione non possiamo fare niente, la scelta di vaccinarsi è una questione privata su cui non possiamo interferire".
Sulla stessa linea anche Claudia Girardo di Efasce, l'Ente Friulano dell'Uruguay: "Sinceramente credo che la collettività non debba fare niente dato che ogni persona è un caso a sè e sceglierà cosa fare autonomamente. Io non mi vaccinerò perché nutro diffidenza su questi vaccini ma è solo un'opinione personale".
di Matteo Forciniti