Il vaccino è l'unica arma che abbiamo, in questo momento, per combattere quel mostro chiamato coronavirus. In attesa che la ricerca scientifica ci fornisca ulteriori strumenti per distruggere il Covid-19 (molto si spera sugli anticorpi monoclonali), allo stato, possiamo difenderci e contrattaccare solo con le vaccinazioni. Ok zone rosse, arancioni e gialle. Ben vengano lockdown, strette mirate, chiusure e controlli a tappeto. Tutto fa gioco se serve a circoscrivere i contagi ed a liberare i posti letto delle terapie intensive. Ma senza campagne vaccinali di massa - come quella iniziata, nei giorni scorsi anche in Uruguay - che possano agire direttamente sul sistema immunitario degli uomini; senza quel processo di immunizzazione (di cui Israele ha dato grande prova riuscendo a coprire praticamente quasi tutta la popolazione) di cui, in tempi di pandemia, si avverte il bisogno più impellente, la minaccia virale che sta mettendo in ginocchio il mondo, mietendo migliaia di vite, non potrà mai essere del tutto debellata.
Perché sì: "chiudere" ci può anche stare, ma se poi chiudere significa distruggere le economie dei paesi, gettando sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie, si sarà solo cambiato il modo di demolire il prossimo: non più di virus, bensì di fame e miseria. Ed è per questo che i Paesi del mondo cosiddetto "civile", sono chiamati a produrre il massimo sforzo per garantire la produzione, su più vasta scala, del vaccino anti-Covid. Che sia Pfizer o Astrazeneca, che sia Moderna o Sputnik, poco importa. Ciò che conta è che sia realmente efficace. E soprattutto, che sia disponibile. Ora, però. Non fra sei mesi quando potrebbe essere troppo tardi!
Diciamocela tutta: sentire le aziende farmaceutiche lamentarsi perché non riescono a star dietro alle richieste di approvvigionamento, è roba che fa accapponare la pelle. In uno con quanti, assurdamente “no vax”, ancora osano boicottare l’unico antidoto reale contro il morbo. Così come è assurdo sprecarsi in sterili lamenti perché…manca il personale sanitario per le inoculazioni. Basta perdere tempo! Basta dubbi e perplessità. Ci sono decine e decine di stabilimenti che possono essere riconvertiti (in Italia il colosso svizzero Novartis ha già dato la disponibilità del polo industriale di Torre Annunziata) e mai, come in questa fase delicata della storia del mondo, i governanti del pianeta sono pronti a tutto pur di aiutare il lavoro delle multinazionali e quello del sistema sanitario (leggi: nuove assunzioni).
Insomma: i presupposti per l'avvio di una più vasta campagna d'immunizzazione non mancano, da nord a sud del pianeta. Cosa si aspetta allora a farlo? Cosa aspetta la comunità degli umani a prendersi per mano e ad agire come fosse un solo uomo contro la “nuova febbre spagnola”? Forza, amici diamoci dentro! Acceleriamo una volta e per tutti, con i vaccini. Solo così potremo realmente tornare a riveder le stelle. Possibilmente senza più l’assillo della mascherina sul volto!!
Stefano Ghionni