di Antonio Buttazzo
Draghi e il suo Governo. Dopo le ultime designazioni dei sottosegretari destinati ad entrare nell’Esecutivo dei “migliori” (non oso immaginare chi possano essere quelli rimasti fuori), appare chiaro il disegno politico della Lega di “Lotta e di Governo”. Mentre fuori dal palazzo Salvini spara bordate contro il Governo – se non altro per non lasciare il monopolio della protesta alla Meloni – all’interno il Capo leghista piazza i suoi perché abbiano voce in capitolo sui soldi del Next Generation UE. Poi ha pensato bene di presidiare anche i Ministeri della Cultura, Istruzione e soprattutto degli Interni, fondamentali alla narrazione tarocca della propaganda Leghista. Intanto, il Consiglio dei Ministri ha prorogato le misure anti-pandemia che sono già in vigore, inasprendo le restrizioni previste nelle aree più a rischio. Misura adottate, inutile aggiungerlo, per mezzo dell’ennesimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
I famigerati DPCM che hanno istituito la dittatura civile e sanitaria. E contro cui, da un anno, si sono concentrati gli strali della destra, che li ha sempre ritenuti uno strumento illiberale. Al netto delle felpe indossate con i ristoratori per perorare l’unica battaglia su cui è concentrato adesso Salvini, quella della pizza consumata al tavolo fino a tarda sera, il Capitano non ha ottenuto alcun segnale di discontinuità da Draghi. Né del resto era lecito attendersi che ciò accadesse. La prova che l’unica cosa importante per lui e l’altro Matteo era mandare a casa Conte e soprattutto entrare nella stanza dei bottoni. Monopattini, banchi a rotelle, nonni, nipotini, Mes, deleghe dei Servizi segreti, cabina di regia…erano solo chiacchiere, pretesti finalizzati alla occupazione del potere.
E Draghi in tutto questo? Si è capito benissimo, e credo ne abbia preso atto anche lui, che ha un compito a tempo, in attesa di trasferirsi al Colle. Deve portare a casa i soldi del Recovery fund e ottimizzare il piano vaccinale. Tutto qui. La guerra per bande all’interno del Governo, non è affar suo, anche perché altrimenti non si spiegherebbero certi ingressi e certe conferme in seno al suo Ministero. Che, a dispetto delle intenzioni di Mattarella, non ha nulla di Istituzionale, e meno ancora può dirsi di alto profilo. Ovviamente uno come Draghi non resterà ostaggio dell’estro di Salvini, Di Maio e Zingaretti. Farà, si spera al meglio, quello per cui è stato designato. Ma era legittimo aspettarsi di più.