Nuovi raccapriccianti risvolti nelle indagini legate alla morte dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso, nelle scorse settimane, in Congo, in circostanze ancora non del tutte chiarite. A detta dei missionari comboniani, infatti, il diplomatico sarebbe stato assassinato nell'ambito di quella che è stata etichettata come la cosiddetta "Operazione Milano", una vera e propria spedizione di morte che, a detta dei religiosi, sarebbe stata (il condizionale è d'obbligo dal momento che si tratta di ipotesi tutte ancora da verificare) organizzata dai signori della guerra del Ruanda, "capitanati" dal colonnello Jean Claude Rusimbi, indagato dalla Corte internazionale per crimini contro l'umanità. Sarebbe quest'ultimo, insomma, il possibile deus ex machina dell'operazione.
Rusimbi - secondo l'ipotesi investigativa indicata dai missionari comboniani - aveva appreso "che Attanasio era venuto a conoscenza di molte informazioni circa la reale destinazione di fondi ed aiuti per le missioni umanitarie ed era venuto, inoltre, a sapere di molte uccisioni di massa verificatesi nella zona e, di conseguenza, avrebbe voluto visitare i siti sospetti". Per questo motivo si sarebbe deciso di eliminarlo. Semplicemente perché Attanasio "sapeva troppo" e dunque andava zittito.
Il colonnello, sempre secondo la denuncia dei religiosi, per fermare il lavoro di Attanasio, avrebbe inviato il suo luogotenente Didier nei pressi di Goma, "con altri quattro soldati addestrati come killer" i quali, una volta messo in atto il piano diabolico, avrebbero poi fatto ritorno a Rubavu, in Ruanda. Rusimbi, sempre secondo le ipotesi, potrebbe essere stato a sua volta spalleggiato da Paul Kagame, da oltre 25 anni presidente del Ruanda, che controlla la regione dei grandi laghi. Proprio costui, dunque, potrebbe essere stato il vero mandante dell'agguato costato la vita al nostro ambasciatore.