di Mimmo Carratelli
Uccellacci marini, albatros elettronici, libellule tecnologiche. Sono le barche della Coppa America da dieci anni a questa parte. Siluri volanti. Lontane, nel tempo, le golette dell’Isola di Wight. In soffitta i velieri successivi. Prima i possenti trimarani. Ora gli agili monoscafi. Barche che volano.
Bisogna farci l’occhio e adattarci il cuore senza rimpianti per i vecchi legni che carezzavano le onde, per i maghi delle brezze e gli stregoni dei salti di vento, l’affascinante marineria dei tempi romantici.
Oggi, ci sono venti chilometri di fili nella pancia sottile delle barche lunghe venti metri che collegano computer, sensori, cellule e display di queste macchine marine ad alta tecnologia.
I marinai fanno gli scienziati, ma restano marinai. La vittoria è sempre nelle loro mani.
Per la seconda volta, Luna Rossa parte alla conquista della Coppa America, ancora contro i neozelandesi. La prima volta nel 2000.
NUOVA ZELANDA - A sud-est dell’Australia, nel Pacifico meridionale, l’isola della Nuova Zelanda (più piccola dell’Italia, 5 milioni di abitanti), ospita per la terza volta la Coppa America.
Campo di regata il Golfo di Hauraki, davanti ad Auckland, protetto dall’Isola Grande Barriera e dall’Isola Piccola Barriera, con nove piccole isole e un vulcano spento. In lingua maori, Hauraki significa “vento del nord”.
NOTTI BIANCHE - É l'ultimo atto della Coppa America 2021, il confronto finale per la conquista della Coppa tra lo sfidante Luna Rossa e il detentore del trofeo Team New Zealand al meglio di tredici regate. Siamo 2 a 2, e oggi si continua….
Dalla lontana Oceania, in diretta alle quattro del mattino, ci stanno svegliando la voce avvolgente e precipitosa di Guido Meda, l’asso delle telecronache motociclistiche, gas a manetta, le puntualizzazioni tecnico-tattiche di Roberto Ferrarese, inflessioni baresi e voce roca che sembra provenire dal pozzetto di un veliero, i commenti gentili della romana bionda Flavia Tartaglini, campionessa della tavola a vela, le pacate e sagge osservazioni di Giovanni Bruno, l’Omero napoletano e parlante della vela. È il team Sky ad Auckland per la Coppa America.
LUNA - Il doppio timoniere, l’australiano James Spithill a destra, il palermitano Francesco Bruni a sinistra (“forza Palermo”), è la grande novità di Luna Rossa, costruita con settemila metri quadrati di fibra di carbonio nei cantieri bergamaschi Persico, idraulica del Gruppo brianzolo Cariboni, tecnologia della Pirelli, abbigliamento Prada.
Pietro Sibello, ligure di Albenga, alla regolazione della randa e tattico. Fra gli otto grinder, due napoletani del Circolo Savoia, il velista Pierluigi De Felice e il canottiere Emanuele Liuzzi (1,91).
Il riminese Max Sirena è il team director, alla settima partecipazione in Coppa America. Yacht club sfidante il Circolo della vela Sicilia con sede suggestiva a Mondello.
Patrizio Bertelli, aretino, 75 anni, velista negli anni Settanta, nono uomo più ricco d’Italia, amministratore delegato del Gruppo Prada, la più famosa holding italiana nel settore della moda, è il patron di Luna Rossa con la moglie Miuccia Prada. Ha investito 65 milioni di euro nella sua quinta campagna di Coppa America.
CICLISTI - Il Team New Zealand presenta la novità assoluta dei grinder-ciclisti, i cyclors, i velisti a pedali. Dopo avere testato che la forza esplosiva delle gambe è maggiore di quella delle braccia, sulla barca neozelandese i verricelli vengono mulinati con le gambe.
Tra gli otto cyclors ci sono l’ex ciclista neozelandese su pista Simon van Velthooven e il canottiere emiliano Gino Nobili. Proprietario della barca è l’arcigno Grant Dalton, 64 anni, nato ad Auckland, ex rugbista e velista, appassionato di moto.
Timoniere il velista olimpico Peter Burling, 30 anni. Skipper Glenn Ashby, 43 anni, dal carattere impossibile. Flyght controller il trentunenne Blair Tuke.
La barca neozelandese è stata progettata per venti medio-forti. Durante le prove di gennaio si è ribaltata per un errore di manovra con i foils.
FOILS - I foils sono le “ali” delle nuove barche di Coppa America. Regolano la stabilità del monoscafo e permettono alla barca di alzarsi in volo per arrivare a sfiorare i cento chilometri all’ora offrendo meno resistenza possibile all’acqua.
I foils di Luna Rossa sono di colore giallo. Ciascuno pesa 500 chili. Possono sostenere un carico di 27 tonnellate (Luna Rossa pesa 6,5 tonnellate).
ROUND ROBIN - Nelle World Series di gennaio, ha trionfato la barca inglese Ineos, al timone il commendatore dell’Impero britannico Charles Benedict Ainslie, 44 anni, che batteva tre volte Luna Rossa. Memorabile la scuffiata alla boa finale di American Magic, timonata da Terry Hutchinson, 53 anni, del Maryland, quando era al comando davanti a Luna Rossa, rischiando l’inabissamento. Ineos, sei vittorie, si qualifica per la finale della Prada Cup. Luna Rossa, tre vittorie, per la semifinale contro American Magic.
PRADA CUP - Semifinali e finali per selezionare la barca sfidante contro Team New Zealand. Nelle semifinali, Luna Rossa batte 4-0 American Magic.
Nella finale, il confronto con Ineos che aveva stravinto i Round Robin. Luna Rossa esce alla grande e batte la barca inglese 7-1 con indimenticabili duelli nelle fasi delle partenze dominati dagli italiani.
Luna Rossa sta sfidando Team New Zealand per la conquista della Coppa America. Sarà la seconda decisiva sfida tra le due barche.
TRIMARANI - Due Lune Rosse, dieci anni fa, sorsero sul mare di Napoli che era già il tempo dei trimarani. Erano Luna Rossa Piranha con Chris Draper al timone e Luna Rossa Swordfish con Francesco Bruni per le World Series dell’America’s Cup 2013.
Nel golfo di Napoli si sfidarono dieci macchine volanti tra le quali Oracle di James Spithill e Oracle di Russell Coutts, New Zealand, anche una barca cinese e una coreana.
Luna Rossa volò verso la California. A San Francisco vinse la semifinale degli sfidanti contro gli svedesi di Artemis Racing (4-0) e perse la finale contro New Zealand (1-7) che poi lasciò la Coppa ai detentori americani di Oracle.
SFIDANTI ITALIANI - Luna Rossa è alla quinta campagna di America’s Cup. Alla prima partecipazione, nel 2000, con Francesco de Angelis skipper, fulmineo successo arrivando a contendere la Coppa America ai neozelandesi di Black Magic
Prima, una sola barca italiana, il Moro di Venezia, era riuscita a qualificarsi da sfidante: 1992 a San Diego, la barca veneziana timonata da Paul Cayard cedette (1-4) ad America al cubo del multimiliardario americano Bill Koch del Kansas.
Nel 2000, per la prima volta, la Coppa si svolse in Nuova Zelanda. I detentori erano proprio i neozelandesi di Black Magic con Russell Coutts al timone.
Luna Rossa eliminò America One (Paul Cayard) e conquistò il ruolo di sfidante. Black Magic conservò la Coppa battendo 5-0 Luna Rossa.
DOMINIO USA - In 170 anni di Coppa America, trenta vittorie americane, tre dei neozelandesi (1995, 2000, 2017) e due degli svizzeri (2003 e 2007) con la barca Alinghi del romano Ernesto Bertarelli, patrimonio di 8,5 miliardi di dollari, imprenditore in campo farmaceutico con passaporto elvetico.
DEBUTTO TRICOLORE - La prima barca italiana a partecipare alla Coppa America è stata Azzurra nel 1983 (Cino Ricci skipper, Mauro Pelaschier timoniere) che a Newport, Stati Uniti, si classificò terza fra gli sfidanti.
Azzurra si ripresentò nel 1987 a Perth, Australia, e fu undicesima fra tredici sfidanti. Nello stesso anno, Italia (Tommaso Chieffi timoniere) si piazzò settima fra gli sfidanti. Nel 1992 fu la volta del Moro di Venezia a San Diego, California.
Sono state le barche che svelarono in Italia la Coppa America. Quindi il progetto Luna Rossa che, da ventuno anni, è alla ribalta della prestigiosa competizione velica.
NAPOLI - Una barca napoletana, Mascalzone Latino, si è affacciata alle soglie della Coppa America nel 2007 disputando a Valencia le selezioni degli sfidanti.
La barca, uscita dai cantieri veneziani Tencara, finanziata dall’armatore napoletano Vincenzo Onorato, skipper Vasco Vascotto, timoniere Flavio Favini, coach Mauro Pelaschier, si classificò sesta fra gli undici sfidanti, esclusa dalle semifinali alle quali approdarono le prime quattro: New Zealand, Oracle, Luna Rossa e Desafio Espanol.
Nel corso dei due Robin Round a Valencia, Mascalzone Latino batté New Zealand, la barca franco-tedesca Areva, China Team, la sudafricana Shosholoza, Team Germany e +39 Challenge, terza barca italiana in gara col guidone del Circolo Vela Gargnano (Brescia), skipper Luca Devoti. All’ultimo lato dell’ultima regata contro la barca svedese Victory, Mascalzone Latino sventolò uno spinnaker con su scritto: “Grazie Italia, Grazie Napoli”.
LA BEFFA - La Coppa America inventata dagli inglesi e mai vinta dagli inglesi. Una beffa atroce già all’inizio, quel 22 agosto 1851 quando quattordici imbarcazioni del Royal Yacht Squadron britannico sfidarono il New York Yacht Club che si presentò con una sola barca, America, che attraversò l’Atlantico e si presentò all’Isola di Wight, nella Manica.
Alle dieci, un colpo di cannone dette via alla regata, sessanta miglia attorno all’isola, partenza e arrivo nel porto di Cowes, sei golette e otto cutter inglesi contro America.
La regina Vittoria, disturbata dal gran caldo, attese l’esito della sfida a bordo dello yacht reale “Victoria and Albert”.
DISASTRO - America, la prua affilata e la poppa piena, 170 tonnellate di stazza, lunga 30,9 metri, costruita in noce, teak, mogano, cedro e robinia, due alberi e cinque vele per una superficie di 497 metri quadrati (tre fiocchi, una controranda e una vela di straglio), superò Gipsy Queen e puntò solitaria al porto di Cowes. Lungo il percorso, nella flotta britannica, Arrow si arenò, Freak e Volant entrarono in collisione, Alarm si ritirò.
Alle 20,37, dopo dieci ore e 37 minuti, America entrò trionfalmente nel porto di Cowes. Delle barche inglesi nessuna traccia per lungo tempo.
La regina Vittoria chiese chi fosse secondo. “Non c’è secondo, Maestà” le fu detto. Perché la prima barca inglese, Aurora, giunse dopo 18 minuti.
COPPA AMERICA - All’Isola di Wight era in palio la Coppa delle cento ghinee. Gli americani se la portarono via e la chiamarono Coppa America per le sfide successive. In quindici delle regate che seguirono, dal 1870 al 1964, dieci barche inglesi tentarono di strappare la Coppa agli americani andando a sfidarli a New York.
Lo scozzese Thomas Lipton, il re del tè, andò per quattro volte all’assalto con lo yacht Shamrock, ma fu sconfitto come le altre nove imbarcazioni.
Quindici volte sfidanti gli inglesi, quindici volte solo secondi.