Una storia italiana. Completa, totale, umana, vera, non inquinata dalla parzialità che potrebbe venirle dallo sport. Segnatamente dal calcio, il gioco più amato e seguito dagli italiani. Ma chi è il personaggio protagonista di questa storia che attrae, attira, cattura l'animo popolare. Di tutti noi, non solo quello romano e romanesco di Francesco Totti. Ex enorme calciatore, er Pupone di Porta Metronia, la vita intera con una sola squadra, giallo e rosso i colori, la Roma. Totti è uno dei nove calciatori nella storia del pallone italiano di tutti i tempi a non aver mai cambiato squadra da professionista. Rifiutate all'epoca le allettanti offerte in successione di Real Madrid e Manchester United; garbato ma deciso il no all'avvocato Gianni Agnelli e a Madame Juventus, idem sopra quando lo cercò l'Inter. La Roma e punto.
La serie tv sul "capitano amatissimo" va in onda su Sky a partire da venerdì. Il ritratto del calciatore e dell'uomo che vanno a braccetto. Il racconto di una carriera prestigiosa, segnata da uno scudetto e da un titolo mondiale con l'azzurro dell'Italia guidata dal viareggino Marcello Lippi. Di tutt'altro tenore il brano, il segmento conclusivo della storia personale del Pupone: il toscano Luciano Spalletti, allenatore toscano di Certaldo, la cittadina che diede i natali a Francesco Boccaccio, si è industriato in una sfida impari. Ovvero, il tentativo di smitizzare il mito Totti, di annacquarne la grandezza fino al punto di ritenerlo non più "insostituibile e indispensabile alla causa della Roma".
Una guerra sorda, unilaterale, impopolare, assurda. Spalletti solo contro una città, Roma, messo alla berlina dalla sconfinata popolarità del grande artista del pallone. Da qui il titolo della serie: Speravo de morì prima – La serie su Francesco Totti- Tra ironico e il vero l'auspicio di Totti in presenza dell'ultima fase di una meravigliosa carriera, celebrata nell'atto conclusivo con la festa dell'addio al calcio. Sessantacinquemila persone in lacrime allo stadio Olimpico. Grandi, vecchi, giovani, bambini, signore, ragazze: tutti.
La storia della grandezza e della fragilità su Sky e Now Tv. Pietro Castellitto è Francesco Totti. L'attore parla spesso in romanesco, le sue battute sono quelle care al Pupone, e nella finzione dell'essere calciatore è allenato proprio dal preparatore che ha seguito Francesco nella lunga fase più alta della carriera: il professore Scala, immancabile e insostituibile.
Il lavoro televisivo va oltre l'omaggio al mitico capitano della Roma, idolo incontrastato e sempiterno del popolo tifoso. Speravo de morì prima è l'abbraccio di una città, una precisa identità. L'opera è benedetta proprio da Francesco con un video dal giardino di casa sua, sotto la curva Sud dello stadio Olimpico. "Ringrazio chi ha partecipato a questa serie, uno su tutti Pietro Castellitto perché ha avuto un ruolo molto difficile, e ha cercato in tutto e per tutto di rappresentarmi per come sono realmente".
Totti non nasconde l'entusiasmo, non lo maschera, in vista della prima puntata della serie. "Pietro ha visto cose di me che io non conoscevo". Promette di ringraziarlo dal vivo, con un bacione e una raccomandazione che rivolge ai potenziali spettatori, che poi sarebbe la sconfinata biblica platea dei suoi inesauribili ammiratori. "Mi raccomando: 'sta serie va vista perché è simpatica e allo stesso tempo emozionante".
Esaurito il compito di auto promotore, lascia che siano altri a parlare della serie. Ma anche in questo è come se a parlare fosse ancora lui, con la sua sintassi e le sue parole alla Totti.
La serie Sky Original si articola su una "epica leggerezza". L'ha voluta così il produttore Mario Gianani, romano e romanista; e così l'hanno vissuta Virginia Valsecchi e Nicola Maccanico di Sky Italia. Pietro Castellitto ne è l'interprete intenso. In qualità di supertifoso è letteralmente straripante quando dialoga col poster der capitano appeso in camera. Greta Scarano recita da Ilary Blasi, l'ex velina moglie amata e riamata da Francesco Totti. Fa vibrare i sentimenti una straordinaria Monica Guerritore nella parte di mamma Fiorella, la madre di Francesco, insostituibile presenza in ogni fase della vita del campione. Giorgio Colangeli è papà Enzo, l'uomo che ha sempre preferito la seconda linea all'apparire. Tanto, per tutto, c'era sempre mamma Fiorella.
Ma chi lo fa il torvo Luciano Spaletti, l'allenatore che si è eretto a nemico personale del capitano, ad un certo punto della fiera? Parte non facile quella dell'antagonista, magistralmente interpretato da Gian Marco Tognazzi, non a caso un figlio d'arte. Leggenda vivente, Francesco Totti diventa una sfida per gli sceneggiatori Astori, Bises e Careddu, e per il regista Luca Ribuoli. In coro hanno ammesso di conoscere l'icona pubblica Totti, ma poco sapevano dell'uomo privato. Del tutto ignoto anche a chi ha seguito Totti calciatore lungo l'arco di una carriera fatta di venticinque campionati, 295 gol nel massimo torneo in Italia, 307 compresi quelli firmati in campo internazionale. Seicentodiciannove le partite giocate da professionista con la maglia della Roma, dal 1989 al 1993. Amato, venerato da tutti gli allenatori che hanno avuto il piacere di dirigerlo: Carletto Mazzone, Vujadin Boskov, Carlos Bianchi, Ottavio Bianchi, Fabio Capello, Vincenzo Montella. Spalletti no, e non è che non si siano presi. Il toscano si è messo di traverso, nell'ultimo anno di Totti calciatore.
In realtà, qualcosa di Francesco Totti uomo l'abbiamo scoperto quando nelle librerie è apparsa l'autobiografia scritta con Paolo Condò, per i tipi della Rizzoli. Pietro Castellitto è riuscito ad entrare con evidente piacevole ironia nell'essenza del personaggio. "Un grande talento, Francesco, in un mondo e una famiglia normali", per Monica Guerritore.
La scena madre è una larga lunga scena. Gli ultimi diciotto mesi della carriera calcistica di Francesco Totti, trentanovenne capitano della Roma chiamato ad affrontare e superare due ostacoli. Luciano Spalletti e il tempo che scorre inesorabile. L'inizio della fine, il principio della sofferenza vera. E non sullo sfondo, ma al centro della scena, la famiglia e una città. Roma piangente la sera del 27 maggio 2017. Il popolo triste, non avrebbe mai più goduto delle prodezze del suo idolo, del suo amore, del suo mito. Però, grazie di tutto e per sempre, capitano, a celebrare l'abbraccio e il bacio. Allora sì che si poteva.
Speravo de morì prima è una serie universale, una commedia per tutti, non solo per romani e romanisti. Celebra l'eroe.
di Franco Esposito