Ottantanove anni appena compiuti (il 28 febbraio scorso) e un bellissimo regalo di compleanno, per sé e per i tanti amici e tifosi napoletani che lo ricordano sempre con immutato affetto: "Luis Vinicio - Il leone di Belo Horizonte", autobiografia scritta con Paquito Catanzaro per Homo Scrivens, (pag. 200, euro 15).

Il libro, uscito da pochi giorni, è un racconto in prima persona di una vita vissuta sin dall'adolescenza con un'idea fissa: giocare al calcio, e soprattutto fare gol. Decise di diventare calciatore a 16 anni, quando radunò i coetanei di Belo Horizonte per formare una squadretta, gli Aventureiros, di cui lui naturalmente lui era il centravanti oltreché il capitano. Un anno dopo era già professionista nella Metalusina, senza trascurare gli studi in architettura, come voleva mamma Judith. Ancora un anno ed eccolo a Rio de Janeiro con la maglia del Botafogo del mitico presidente Carlito Rocha, al fianco di Da Costa (poi arrivato con lui in Italia, alla Roma), Nilton Santos ed il mitico Garrincha che non sapeva neppure scrivere il suo nome ma col pallone tra i piedi disegnava traiettorie insospettabili.
E poi l'Italia, Napoli, il Napoli: 18 settembre 1955, la svolta che segnerà la sua vita per sempre, Napoli-Torino 2-2, esordio in azzurro allo stadio del Vomero, il primo gol dopo appena 17 secondi.

Il resto è storia più o meno nota, corredata da una gustosa aneddotica, l'epopea napoletana fino all'inutile striscione "Vendetevi l'anima ma non Vinicio". Poi Bologna, Vicenza, la Milano interista di Helenio Herrera, il Vicenza di Scopigno e quindi la carriera di allenatore iniziata naturalmente a Napoli, con l'Internapoli di Chinaglia e Wilson, prima di tornare ancora a Napoli, chiamato da Ferlaino nell'estate del 1973 per proporre la rivoluzione tattica, il calcio totale, all' olandese, il calcio spettacolo, ancora oggi ricordato come il calcio più divertente di sempre. E poi la Lazio, l'Avellino, l'Udinese, il Pisa e l'esperienza alla Juve Stabia con Roberto Fiore e Gianni Improta.

Parallelamente alla carriera sportiva il racconto segue la carriera dell'uomo, l'incontro con l'amatissima Flora, figlia di italiani, conosciuta a Rio e ritrovata a via Caracciolo, un segno del destino, e sposata nella gremitissima chiesa di S. Francesco di Paola a piazza Plebiscito.
E poi la nascita dei due figli, Mario e Marco, presenti nel libro con un contributo personale, così come un intervento personale offrono anche alcuni suoi amici ed ex-calciatori, come Burgnich, La Palma, Bruscolotti, Improta, giornalisti, come Gianfranco Coppola, Mimmo Carratelli, e personaggi della cultura e spettacolo come Gino Rivieccio e Francesco Pinto.
Suggestiva anche la carrellata fotografica che chiude il libro: dalle figurine Panini con le varie maglie ad immagini di calcio e di famiglia dai tempi di Belo Horizonte. E la dedica del libro non poteva che essere una: "A Flora, il mio angelo custode".

 

di Adriano Cisternino