Vaccinarsi, in che ordine? In che ordine vaccinare una popolazione? Si poteva andare in ordine anagrafico, dai più vecchi agli anziani, poi gli adulti e quindi i giovani. Andar per ordine d'età, dall'alto verso il basso, giustificato dal fatto che Covid malattia è tanto più grave e letale quanto maggiore è l'età del contagiato da coronavirus. Si poteva far così, fin dall'inizio e senza eccezioni, esitazioni, anse e curve del flusso vaccinale verso la popolazione. Si sarebbero risparmiati decessi, si sarebbero arginati i ricoveri.
Oppure si poteva, poteva avere un senso, vaccinare in ordine di età ma invertendo la priorità: prima giovani adulti che si muovono, hanno contatti, lavorano e spesso, contraendo in forma asintomatica, contagiano. E poi gli anziani che in fondo stanno a casa e hanno relativamente meno contatti sociali. Poteva avere il senso di cercare di asciugare il contagio vaccinando prima i moltiplicatori del contagio. Alla luce dei fatti e con il senno non del poi ma dell'esperienza sul campo la prima scelta, quella di vaccinare per rigoroso ordine di età, dai vecchi agli anziani e via a scendere, appare oggi la migliore.
La scelta italiana, galeotta fu la categoria - In Italia tra i criteri e le priorità nel vaccinare fu subito introdotta la "categoria". La prima era ed è indiscutibile: prima categoria da vaccinare medici e infermieri. Se medici e infermieri si ammalano a loro volta ammalano i loro pazienti, gli ospedali diventano incubatrici di Covid, ogni studio e pratica medica diventa possibile focolaio. Quindi prima medici e infermieri, per loro e soprattutto per la totalità della popolazione. Ma perfino la prima e indiscutibile categoria da noi in Italia fu subito galeotta. E cioè non finì in galera, galeotta vuol dire occasione e terreno, più o meno volontariamente arato, per cedere alla...non virtù.
Operatori del settore sanitario divenne subito categoria vasta, tanto da accogliere ogni forma di lavoro ed attività para sanitaria, anche quelle tutt'altro che obbligate al contatto con il pubblico. Divenne subito questione di status: io sto in sanità, quindi mi vaccino prima. In Sanità e dintorni, indipendentemente dalla mansione, perché quel che conta e va rispettato è la "categoria".
La prima categoria risvegliò tutte le altre - Categoria operatori sanitari, allargata di fronte al vaccino di circa un milione di appartenenti in più rispetto a quanto risultava. E la prima categoria risvegliò, mobilitò tutte le altre. Professori e docenti diventati categoria prioritaria. Ovviamente solo i prof che vanno in classe e fanno didattica in presenza? Ovviamente manco per niente: tutti in prof, tutta la categoria. Vale lo status, l'appartenenza non la funzione. E quindi vaccinati in priorità docenti e assistenti che non vanno in aula universitaria da mesi e nessuno chiede loro di andarci. E vaccinati in priorità i docenti di qualunque cosa oggi non si insegni in presenza, compresa danza e canto.
Vale l'appartenenza alla categoria. E poi gli avvocati dissero: noi siamo categoria. E vaccinati gli avvocati anche se Tribunali operano quasi mai in presenza. E gli impiegati pubblici dissero: chi più categoria di noi? Lavoro da remoto, da casa, in smart working ma impiegati pubblici siamo, anche se senza contatto col pubblico la categoria resta quella. E i giornalisti dissero: noi siamo categoria! Nel frattempo decaduta, quindi non hanno per fortuna ottenuto priorità. E i tabaccai dissero e i commercialisti dissero...e ogni categoria fece dell'esser considerata e dichiarata prioritaria una questione di dignità e potere. Già, potere.
Ogni lobby considera misura e calibro del proprio potere il posto avanti o indietro nella fila per il vaccino. Solo potere, importanza, peso di lobby quel che si vuol misurare. Infatti si assiste allo spettacolo neanche poco indegno del personale della scuola che esige di essere vaccinato per primo e subito e poi dello stesso personale della scuola che rifiuta più di ogni altra categoria di vaccinarsi (intorno al 30 per cento) perché tocca loro AstraZeneca.
Questione di lobby, non di salute - Vaccinazioni, l'abbiamo messa giù subito come questione di lobby (al netto dei non pochissimi imbucati qua e là per parentando e conoscenze). L'abbiamo messa subito giù come questione di lobby perché cin è venuto spontaneo, naturale. Non da oggi ma da decenni ogni categoria si proclama essenziale e prioritaria. Nell'assegnazione di soldi pubblici o nella richiesta di speciale regime fiscale. Tutti proprio tutti chiedono speciale regime fiscale in nome della loro essenzialità, non resta più nessuno cui affibbiare un regime fiscale normale.
Tutte le categorie non appena qualcosa riguarda anche da lontano il loro operare dichiarano "così ci mettete in ginocchio". Tutte le categorie hanno addomesticato la politica locale e nazionale alla priorità del "territorio", cioè alla priorità da assegnare a se stessi. Tutte le categorie si rivolgono, anche tramite informazione assuefatta, al resto della comunità in nome del prima io e con linguaggio e azioni da lobby. Quindi vaccinarci in ordine di lobby ci è venuto spontaneo. E se non ci siamo riusciti è solo perché lobby affollandosi e spintonandosi e altercando alquanto hanno reso impraticabile (se visibile) lo spettacolo indecente e dannoso.
di Alessandro Camilli