di Franco Esposito
Di sciopero in sciopero. Da un’agitazione all’altra. Prima gli addetti di Amazon, ora i rider. I fattorini del delivery. Ieri il “No Delivery Day”, lo sciopero delle consegne per l’intera giornata. All’agitazione hanno partecipato trentamila rider in tutta Italia. Hanno incrociato le gambe, visto che operano alle guida di biciclette. I clienti invitati, sollecitati, non effettuare ordini a Deliveroo, Glovo e Ubertas, le piattaforme multinazionali iscritte all’associazione Assodelivery.
I rider si sono scusati per aver lasciato senza cibo gli utenti abituali, costretti a casa dalle ristrettezze delle norme in tempo di pandemia. “Proprio la pandemia ci fa ritenere essenziali. Abbiamo il diritto al riconoscimento dei diritti al pari degli altri lavoratori”. Una protesta ad alta voce, partita da Bologna. I rider che operano a Firenze hanno celebrato lo sciopero con un’affollata spettacolare biciclettata. Una sfilata ridere nelle principali strade della città.
Le rappresentanze sindacali assicurano che allo sciopero hanno aderito trentamila rider in tutta Italia. Il supporto degli utenti c’è stato, i consumatori hanno dimostrato di aver capito e condiviso le ragioni della protesta. “Hanno evitato di rivolgersi alle multinazionali, che partendo da un personale presupposto di onnipotenza evadono le regole molto di più delle piccole aziende”.
Ma cosa chiedono i rider? “Un vero contratto di lavoro, basta precarietà, non siamo schiavi”. RiderxDiritti si è fatta carico dell’intera organizzazione dello sciopero. Cori e cartelli, marce composte, nessun eccesso, per informare l’utenza che i rider lavorano a cottimo “in trenta città d’Italia e in condizioni di assoluta precarietà e sfruttamento, senza poter esercitare i diritti sindacali”. Una situazione che ritengono non più sostenibile, non più accettabile. “Sicurezza zero, lavoro a tre euro a cottimo, sena neppure il riconoscimento della malattia”.
In questi mesi, fa sapere l’organizzazione dei rider, la situazione sarebbe addirittura peggiorata. “Il No Delivery Day” è anche un grido di forte contestazione verso “chi ha siglato un accordo bluff, la sola Ugl”. Accordo che i rider non di Milano non riconoscono. “Abbiamo il diritto ad un contratto che vada oltre quell’accordo assurdo”.
RidexDiritti assicura che non arretrerà di un passo, questa volta o mai più. E ritiene sia questo il momento per far valere i diritti dei rider, “che sono sacrosanti, mentre in Italia Assodelivery continua a evitare il confronto. Sfugge in maniera cocciuta, laddove dovrebbe prendere esempio da come l’Europa tratta i rider”.
Nel resto d’Europa pare che i rider godano di rispetto e correttezza da parte dei datori di lavoro. “In tutta Europa i rider vengono messi in regola. Hanno la garanzia dei diritti e dei salari. All’estero si esce dalla logica dello sfruttamento e del cottimo”. In Italia i rider di appartenere, loro malgrado, a una categoria “altamente ricattabile e senza alcuna possibilità di accedere ai diritti sindacali”.
Lo scontento generale si è tradotto nella protesta di ieri. Anche in conseguenza dei risultati della maxi indagine della Procura di Milano. “Il giudice ha dichiarato di avere verificato che i rider non svolgono un lavoro autonomo. Fanno invece un lavoro subordinato e come tali hanno gli stessi diritti degli altri lavoratori
E tutti al grido ormai diventato un mantra. “Non siamo schiavi”. La richiesta dei rider ieri in agitazione è sintetizzabile e condensabile in questi concetti: “Chiediamo di essere iscritti in un regolare contratto nazionale di categoria, pur con le modifiche legate alla tipologia di lavoro”. Non importa, non interessa, se faccia parte della logistica o del commercio. “Assodelivery, purtroppo per lei, preferisce pagare multe milionarie, invece di sedersi al tavolo della trattativa. E continua a incassare pesanti sconfitte in tribunale”.
La vicenda è spinosa e spigolosa. La decisione assunta dalla Procura di Milano spiegano inoltre i difensori-sostenitore dei rider “il nocciolo della questione non è nei nostri desideri ma nel mancato rispetto della legge da parte delle società di Assodelivery – Glovo, Deliveroo, UberEats – che hanno scelto di non adempiere alla disposizione della Procura di Milano”. Disposizione chiara, definitiva, che prevede “l’assunzione dei fattorini e l’applicazione delle tutele previste dai contratti nazionali di settore”.
Proprio questa sarebbe l’intenzione della piattaforma Just Eat, in contrasto con le altre. “Ovvero l’intenzione di assumere i fattorini. Just Eat sta per concludere una trattativa sindacale. Noi parteciperemo con il nostro rappresentante del Nidl”. La trattativa dovrebbe presto avere questo sbocco: la firma di un vero contratto sulla base, per quanto concerne la logistica, per circa seimila lavoratori”.
Sarebbe il primo in Italia.