Potrebbero essere 85 i paesi poveri che non godranno di una vera copertura vaccinale dal Covid-19 prima del 2023, e per paesi come Cina e India si prevede che la copertura vaccinale potrà richiedere tantissimo tempo fino alla fine del 2022. Questo mentre alcuni stanno già usando le forniture di vaccino come leve nella diplomazia globale. Come avevamo previsto e affermato in più occasioni dal Parlamento Europeo, la crisi generata dalla pandemia ha acuito il divario economico fra paesi, rendendo ancora più vulnerabile chi lo era già. Non solo. È sempre più evidente che il virus non sarà sconfitto finché non lo sconfiggeremo ovunque. Un ritardo nell’immunizzazione di massa in alcuni luoghi del mondo, infatti, non solo lascia indietro i più fragili, e rallenta la loro mobilità e la loro ripresa economica post-pandemia, ma finisce per inficiare l’immunizzazione di massa su scala globale.
Per questa ragione mi sono fatto sostenitore attivo di una proposta avanzata da più parti e che si unisce a quelle del Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre cento governi nazionali e centinaia di organizzazioni della società civile e dei sindacati. Così, con quasi 300 colleghi del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, in occasione della nuova riunione del Consiglio Europeo che si tiene oggi, rivolgiamo ai governi europei la proposta urgente di rivedere la loro posizione e acconsentire a sospendere alcuni degli obblighi previsti dall’Accordo TRIPS sulla proprietà intellettuale, consentendo così una moratoria sui brevetti legati a farmaci e vaccini contro il Covid-19 e liberando la condivisione di knowhow, risorse e tecnologia. Il vaccino è la strada per uscire dal dramma sanitario, economico e sociale che stiamo vivendo, e oggi, subito, si deve procedere come sta facendo il governo italiano per distribuirlo ovunque. Ma questa soluzione può essere efficace solo se agiamo rapidamente e ovunque nel mondo.
Per questo è urgente che tecnologie e conoscenze vengano messe a disposizione di tutti per consentire una produzione capillare a livello globale. È bene che siano anche i singoli a far sentire la propria voce sulla proposta, per la sicurezza e il benessere di tutti, per questo invito anche a firmare l’iniziativa dei cittadini europei, per essere sicuri che la Commissione europea faccia tutto quanto in suo potere per rendere i vaccini e le cure anti-pandemiche un bene pubblico globale, accessibile gratuitamente. Si tratta infatti di una questione che investe in pieno il diritto alla salute, la trasparenza, l’equità, e il modo in cui viene speso il denaro dei contribuenti e il rapporto fra pubblico e privato. I vaccini, infatti, vengono sviluppati dalle aziende anche grazie a contributi pubblici, per questo dati e informazioni sui costi e sull’efficacia dei vaccini dovrebbero essere resi accessibili, e così i contratti fra autorità pubbliche e aziende.
Di fatto, i brevetti forniscono a ogni azienda un controllo monopolistico su prodotti farmaceutici essenziali, regolandone costo e disponibilità, ma non dovrebbero essere le aziende private stesse a poter decidere chi ha accesso e chi no alle cure e ai vaccini, e a quale prezzo. Mentre le campagne vaccinali procedono nei paesi europei, dobbiamo pensare anche a livello globale, per il bene di tutti. Il vaccino come “bene comune universale” non può essere soltanto uno slogan. È ora di prendere decisioni rapide e coraggiose.
PIERFRANCESCO MAJORINO