Qualche mese fa in pochi avrebbero scommesso che la Serbia, una nazione di poco piщ di 7 milioni di abitanti e con un Pil pari a meno della metа di quello del Veneto, sarebbe stato uno dei paesi leader a livello mondiale nella sfida all'immunizzazione di massa dal Coronavirus.
Eppure, a fine marzo, il paese balcanico era secondo in Europa e settimo a livello mondiale nella speciale classifica relativa al numero di vaccini inoculati, con un numero impressionante di piщ di 37 dosi somministrate ogni 100 abitanti. In Italia, per dire, siamo fermi a 18.
Da qui la decisione del presidente serbo Aleksandar Vucic di permettere anche a stranieri e turisti di vaccinarsi gratuitamente sul suolo nazionale, fornendo addirittura la possibilitа di scegliere con quale farmaco immunizzarsi tra Pfizer/BioNTech, Moderna, Sputnik V, Sinopharm ed AstraZeneca.
La procedura (come spiegato sul sito dell'ambasciata italiana in Serbia) é semplicissima: basta compilare un questionario sul portale governativo (eUprava), scegliere il siero preferito ed inoltrare la richiesta, fornendo il numero di telefono (che perт deve essere serbo) e la mail per ricevere la conferma della prenotazione, la data ed il luogo dove presentarsi per ricevere il vaccino.
Ma come sia riuscita la Serbia ad assicurarsi dosi tanto numerose da potersi permettere di vaccinare anche cittadini stranieri senza neppure il permesso di soggiorno? Secondo l'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) le ragioni principali del successo serbo sono due: l'arrivo a gennaio di due milioni di Sinovac (il vaccino cinese), che hanno anticipato le successive forniture degli altri principali farmaci sul mercato, ed un'efficiente organizzazione digitale di prenotazione gestita attraverso il portale governativo eUprava. Oggi, con la presenza anche dei vaccini occidentali ad accompagnare le dosi russi e cinesi, diverse fonti riportano che il paese balcanico si trova ad avere abbastanza vaccini da consentire l'immunizzazione gratuitamente anche ai migranti.
Con questa mossa il governo serbo punta probabilmente ad un'operazione d'immagine sul piano internazionale e ad aumentare ulteriormente la propria influenza sulla regione balcanica attraverso l'uso della diplomazia del vaccino. Giа nelle scorse settimane infatti il presidente Vucic ha donato (in alcuni casi consegnandole addirittura di persona) migliaia di dosi ai paesi vicini, in molti dei quali la campagna vaccinale sta procedendo a rilento a causa di mancanza di fiale e problemi organizzativi. Ora peró la Serbia, giа diventata un punto di riferimento per il turismo vaccinale per i paesi dell'area balcanica, sembra attirare sempre piú cittadini europei alla ricerca di un weekend a Belgrado, da cui tornare (almeno per chi si sottopone alla seconda dose) con il certificato d'immunizzazione.