È scomparso a soli 47 anni Nicolás "Tano" Scafiezzo Porcelli, fotografo italouruguaiano vittima del Covid 19. Come si evince fin dal quel soprannome con cui era conosciuto, l'Italia è sempre stata molto presente nella vita di questo fotografo nato a Montevideo all'interno di una famiglia di emigrati della Basilicata oggi falcidiata dal coronavirus.
Scafiezzo ha lavorato, tra gli altri, per i più importanti giornali uruguaiani, prima a El País tra il 2001 e il 2004 e poi a El Observador tra il 2008 e il 2015 come vicedirettore della sezione fotografica. Nel 2004, insieme a Mario Degado Aparaín, pubblicò il libro "Tabaré revelado", un ritratto dell'ex presidente Vázquez durante la campagna elettorale.
Per capire quanto fossero sentite le origini familiari Scafiezzo scelse il nome del paesino lucano dal quale partirono i genitori nel dopoguerra per la sua casa di produzione: Balvano, un piccolo comune della provincia di Potenza.
Parlando delle sue opere e della sua vita, in un'intervista di alcuni anni fa al programma radiofonico "Montevideo No" raccontava: "Le origini per me sono molto importante perché sono le radici della mia storia, è una parte di me che continua ancora oggi. Tutta la mia famiglia venne dall'Italia nel secondo dopo guerra in condizioni di estrema sofferenza che erano molto comuni all'epoca ma è riuscita a risollevarsi costruendo una forma di attaccamento a un nuovo posto come è stato l'Uruguay rafforzando i legami familiari. La famiglia non è necessariamente una storia romantica, come in ogni collettivo ci sono cose buone e cose tossiche ma bisogna saper convivere con questo. Nel nostro caso si è sempre valorizzato il modo in cui poter sopravvivere a determinate situazioni causate dalle difficoltà economiche. Sono cresciuto ascoltando aneddoti dei miei genitori che fin da bambini dovevano essere creativi per trovare qualcosa da mangiare. Nella mia famiglia si sono mantenute le tradizioni, specialmente quelle legate ai piatti tipici che per noi hanno una grande ritualità".
Matteo Forciniti