Tra Lega e Pd, insoliti alleati di governo nella maggioranza allargata che sostiene il premier Draghi, sono volate scintille. La colpa? Tutta, si fa per dire, del Decreto riaperture, approvato due giorni fa in Consiglio dei ministri, con il Carroccio che chiedeva lo spostamento del coprifuoco dalle 22 alle 23 e Draghi che ha però dato retta alla linea prudenziale del ministro della Salute Speranza lasciando tutto così com’era. Morale: la Lega non ha votato il decreto, in segno di protesta, e con gli alleati sono volate scintille. Il segretario dem Letta ha puntato il dito contro Salvini invitandolo a “decidere, una volta per tutte, se sta al governo o se sta all’opposizione” perché, ha detto “stare in entrambi è impossibile, evidentemente". Non meno tenero è stato il suo predecessore ai vertici del Nazareno Zingaretti secondo cui da Salvini è arrivata una "furbizia ipocrita" e quello di Draghi "è un governo con tante anime e idee diverse, però dobbiamo trovare una sintesi, i partiti decidono se stanno al governo o all'opposizione, se stanno al governo si assumono le responsabilità". Piccata la replica del segretario leghista che, sia pur confermando la fedeltà a Draghi, il giorno dopo lo strappo, ha attaccato i democratici. "Dobbiamo tenere duro. Siamo entrati in un governo strano, ma abbiamo le spalle larghe. Pd e 5 Stelle sperano che la Lega esca dal governo? Se lo scordino! Il nostro obiettivo è la libertà: senza supporto scientifico, è folle pensare che dopo le 22 uno debba giustificare di essere per strada, nel Paese dove lavora e paga le tasse".
STEFANO GHIONNI