di Mimmo Porpiglia
Rai, di tutto… di meno. È davvero un periodo no per la televisione di Stato italiana che sembra non imbroccarne tante. Le polemiche, in viale Mazzini, sono all’ordine del giorno. Dagli ascolti bassi del primo canale alle recenti polemiche innescate dal rapper Fedez che ha parlato di censura sul terzo canale, i dirigenti sembrano oramai essere dei pugili suonati: prendono botte ovunque. E oggi non si può parlare neanche più di servizio pubblico se è vero (come è vero) che dal prossimo agosto gli italiani all’estero saranno privati anche del calcio non tenendo conto di quanto stabilito dalla Legge Melandri, che intendeva garantire "la massima visibilità degli eventi del campionato ai nostri connazionali lontani".
Già, perché per una questione di diritti (persi) Rai Italia non trasmetterà più le immagini della Serie A. Un vero segnale di disinteressamento totale verso i quasi sei milioni di connazionali che vivono al di fuori del BelPaese. Ma come mai la Rai ha perso i diritti per mandare in onda le partite dello sport più amato nello Stivale a favore (o meglio, a sfavore) di un’altra televisione? La risposta che ci viene in mente è una e una soltanto: a questo punto non è in grado di vendere la pubblicità, a differenza appunto di chi questi diritti li ha acquistati. Eppure parte con un vantaggio: il pagamento del canone che, ricordiamo, è un dovere elargirgli. Come siamo caduti in basso. Perché, come anticipato qualche riga più su, stiamo parlando del gioco per antonomasia degli italiani, seguito da tutte le generazioni. Insomma, non è che si doveva vendere la pubblicità su un torneo di curling (con tutto il rispetto).
Delle due, l’una: o c’è grande incompetenza all’interno della dirigenza della Rai e di chi deve procacciare introiti pubblicitari oppure alla stessa Rai (e dunque alla politica) degli italiani all’estero non gliene può fregare di meno. E la perdita (o l'abbandono) anche del calcio può essere visto come il viale del tramonto definitivo della Rai all'estero. Un addio anticipato. Chi acquisterà più Rai Italia nel mondo? Per vedere cosa? Se da una parte, oggi, dappertutto, i network puntano sullo sport, soprattutto il calcio (in particolare proprio negli Stati Uniti dove il pallone non ha certo storia, vedi l'esempio CBS diventato quasi un monopolio) per incrementare ascolti e abbonamenti, dall'altra invece Rai Italia lascia senza dire nulla, pur contando su una base, teorica certo, di quasi 6 milioni solo di connazionali.
Come ricordavamo, non è certo un periodo fortunato per la televisione di Stato e anche il bilancio approvato al 31 dicembre 2020 non è stato dei migliori se si registra un risultato netto consolidato in pareggio e una posizione finanziaria netta negativa di 523,4 milioni, in peggioramento rispetto all’esercizio precedente. Magari con qualche spreco in meno, si poteva fare di più. Ma se, come ha riferito ‘Striscia la notizia’, gli sprechi di denaro sono all’ordine del giorno, è difficile fare qualsiasi cosa: basti pensare che gli uffici Rai di Pechino, che pesano sulle casse di viale Mazzini per circa 800mila euro l’anno, da oltre cinque mesi sono senza corrispondente. E la sede di Mosca? La struttura vanta ben due corrispondenti, dei dipendenti locali e un ufficio per una spesa annua di circa 1 milione di euro. Inoltre, per vivere a Mosca, ai giornalisti viene anche fornito un appartamento in affitto ciascuno. Nulla di strano, se non fosse che uno degli alloggi in locazione sia stato adeguato alle esigenze del giornalista dalla Rai con un costo di circa 150mila euro. Una spesa bizzarra per un immobile non di proprietà.
Consumi enormi cui gli italiani (sia all’interno del BelPaese che fuori) pagano le spese dal punto di vista del prodotto finale. A differenza dei dirigenti che incassano bei soldini: non sarebbe neanche sbagliato pagarli tanto, ma a patto di un lavoro fatto come si deve. Ma in generale non c’è da meravigliarsi se la Rai non riesce a ricavare profitti nientemeno che con il calcio. Dobbiamo quindi pensare, senza dubbi, che in altre aziende regna una professionalità più elevata e probabilmente sanno fare bene il proprio mestiere. Basti pensare a Dazn, a Sky, alla stessa Amazon che ha capito che con il pallone si può guadagnare, e anche bene.
Ps: ieri Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, in merito all’approvazione del Bilancio 2020 ha chiesto perché non sia stato ancora depositato alcun documento e perché non sia stato messo a disposizione dei revisori dei conti e dei soci nonostante la Rai lo scorso 29 aprile ha comunicato ufficialmente l'avvenuta approvazione.