Mancandomi la passione per le residue sfide della cosiddetta Zona Champions (pallida imitazione della Coppa dei Campioni) e per il suo “scudettino” disponibile per tre concorrenti sconfitte dall’Inter; vissuto malamente l’ultimo Derby d’Italia, fiera delle vanità arbitrali, vorrei anticipare l’ora dell'”avevo detto”, quella cerimonia tradizionale di fine campionato in occasione della quale si passano in rassegna e si esibiscono i tanti meriti acquisiti. Mai i demeriti. Sempre contando – conosco chi lo ha fatto e lo fa – sull’indifferenza o smemoratezza di tanti lettori. Certezza che non m’appartiene, anzi: io li ritengo padroni e testimoni.
E allora dirò che ho azzeccato il pronostico scudetto, ma vale poco: lo firmavo da anni, dicendo Inter perchè consideravo la Juventus una Illustre Visitatrice e in effetti ci ho preso, perchè ancora sabato la Signora ha mostrato di aver fatto di tutto, prima, per perdere. Avesse pensato a tempo debito alla difesa e al Contropiede – non al possesso palla e alle gite orizzontali – Pirlo avrebbe fatto Dieci.
Ho anche e sicuramente il merito di avere anticipato l’inutilità e il danno della Var da quando è nata. Allora Tavecchio, Nicchi, Rizzoli e altri padroncini del vaporetto giurarono che lo strumento avrebbe dato assoluta credibilità al campionato, restituendogli anche la serenità spesso minacciata da risse e complottismi. Potrei esibire un dossier, ma mi limito a registrare anche per il futuro (viva la memoria, ma con le prove è meglio) l’ultimo confronto fra Juventus e Inter, dramma arbitrale da analizzare come materia di studio a Coverciano (e dintorni). La rissa mediatica in corso tende a definire scandaloso il rigore decisivo concesso alla Juve mentre ignora l’espulsione di Bentancur. E tutto il resto.
Per fortuna il Napoli stavolta ha pensato a far tutto da sè vincendo a Firenze. Gattuso non è Sarri. E già che ci sono vorrei vantarmi di avere creduto in Gattuso dopo avergli rivolto sane critiche e di averlo difeso nelle ore difficili, come farò fino a missione conclusa. E così mi prendo merito di avere creduto in Pioli mentre i giampaolisti ridicolizzati invocavano Herr Rangnick: non ero stato tenero con lui in passato, lo ritenevo troppo debole per le piazze difficili, mi ha smentito e convertito con l’intelligente gestione del lockdown e…di Ibra. Grazie anche all’assenza dell’impietoso pubblico di San Siro.
Ma tutto quello che ho scritto è davvero nulla e possiamo cancellarlo per riconoscermi un solo merito: avere difeso Iachini dai Giocosi e Estetisti – fiorentini e no – che hanno mal consigliato Commisso per valorizzare il Giuoco, balla raccontata da opinionisti incerti e adanisti super sicuri. Iachini è un tecnico di valore che ha un solo difetto: non sa vendersi agli strateghi del nulla. Non è neanche figo. A partire da quel cappelluccio che indossa come se passasse di lì per caso, mentre dovrebbe esibire quel tanto di esprit de finesse che lo spettacolo pretende. In fondo, si rivolge a una minoranza di competenti e a una maggioranza di grilli estetizzanti. Spero di ritrovarlo in A. O dove vorrà.